Fantasiosamente scoppiettante, caustico, capace di rivestire la distopia di una carica ironica non indifferente e di sottintesi significati allegorici, senza però rinunciare a numerose suggestioni pop e ovviamente letterarie, per un’opera che è agile ma al tempo stesso stratificata: questo è “Charleston dell’apatia”, nuovo romanzo breve ma assai denso del prolifico Sergio Sozi, scrittore dalla solida formazione residente a Lubiana e molto attivo anche col gruppo Facebook “La Piazzetta Letteraria”.
L’autore tiene molto, nei suoi interventi sui social, a rivendicare il potere di un’immaginazione ben temprata e sperimentata da fondarsi sulla conoscenza e la lettura dei classici moderni e contemporanei, prendendo in tal modo le distanze dalle standardizzazioni del creative writing e delle scuole di scrittura che – a suo dire – omologano la fantasia, gli svolgimenti stilistici e i gusti delle ultimissime generazioni.
E di questi principi il “Charleston” in questione offre una convincente riprova, inscenando una trama nella quale una coppia di microcosmi intreccia i propri destini in una città-palazzo da incubo, popolata di varia umanità e filigranata di altrettante reminiscenze libresche, filmiche e via discorrendo.
L’“apatia” del titolo è antifrastica all’andamento narrativo, invece pienamente corrispondente alle sfrenatezze del ballo pure evocato in esso: ritmicità, inverosimiglianza, effetto “opera-mondo” derivante dall’accostamento di universi più o meno improbabili ma autosufficienti, il tutto suggellato da un perfetto incastonamento degli elementi della trama.
Sozi ci regala un gioiellino da leggere tutto d’un fiato, che però sarebbe riduttivo catalogare tra i divertissement estemporanei di uno scrittore colto in vena di stupire a soli scopi ludici: “Charleston dell’apatia” è invece pronto a risvegliare le attenzioni e le sinapsi dei suoi lettori.
Alberto Raffaelli
Il libro:
Sergio Sozi, “Charleston dell’apatia”, Roma, ChiPiùNeArt Edizioni, 2024
