Questa storia di un’educazione sentimentale assai particolare e sofferta racconta una disforia di genere gradualmente percepita, che si pone come testimonianza storica sia a livello individuale e psichico sia del costume, visto anche il contesto tradizionale da cui proviene l’autore protagonista, pionieristico caso di transizione gender in Italia.
Il ritmo della vicenda è dettato dalla progressiva presa di coscienza del disturbo, espressa da un sentimento sempre più opprimente attraverso i vari step contrassegnanti l’assai difficile focalizzazione del problema da parte di Michela/Federico, il quale da una generica sensazione d’inadeguatezza per allusioni sempre più centrate circoscrive la natura del tormentato rapporto tra lo scafandro del proprio “outfit” naturale e la farfalla che sente librarsi nel proprio animo alla ricerca di un’ardua liberazione.
Procedendo per flash significativi Arimondi asseconda le tappe di una rincorsa verso la felicità molto particolare e accidentata, la cui semplicità è simmetrica all’estrema complicatezza del vissuto e dei risvolti legali, sociali e anche medici. “Ti parlo di noi” è perciò il resoconto di una ricomposizione – emblematizzata dal pronome plurale del titolo, estendibile forse anche alla persona amata – fisica e psichica. Tale compimento della persona e della personalità non ha qui nulla di estetico, né di leziosamente autocompiaciuto né tantomeno (ri)vendicativo, ma anzi si fa messaggio altruistico e denuncia – oltre che incoraggiamento – nei confronti di una problematica a tutt’oggi ancora aperta e in divenire, che molto deve a sdoganamenti come quello di Federico.
Al di là dell’autobiografismo, il lascito profondo del libro di Arimondi sottolinea – una volta di più – l’irriducibile peculiarità di ciascun essere umano, allo stesso momento uguale a stesso e diverso da ogni altro, secondo una linea che dal “Don Chisciotte” arriva a Pirandello e prosegue a cavallo tra XX e XXI secolo sotto il comune denominatore di un’angoscia dettata dal giudizio di un mondo dalle corte vedute. Il prezzo da pagare per uscirne fuori è alto, ma alla fine ne sarà valsa la pena per sé e per gli altri, grazie all’indole combattiva di chi sa andare fino in fondo per la propria giusta causa: con la tempra di “un guerriero di plastica, sì, ma di plastica buona però”.
Alberto Raffaelli
Il libro:
Federico Arimondi, “Ti parlo di noi”, Roma, Albatros, 2024
