Esiste un linguaggio universale che non si studia sui libri, non contempla la grammatica e neppure la sintassi: il linguaggio degli dei. Una lingua che appartiene al mondo dell’inconscio in cui l’anima di ogni singolo si estende a dimensioni universali per svelarci i segreti nascosti oltre la materia.
L’amore è cognitivo, non logico matematico! É quella cosa che va al di là del verbo. Una facoltà cognitiva presente soprattutto nelle donne, sapete perché? Perché la maggior parte degli uomini – non tutti, non amo generalizzare – provano vergogna ad avere un rapporto con il loro femminile. Va di moda l’uomo Alpha, il dominatore, l’uomo che non deve chiedere mai. E dire che Alpha era il simbolo dell’utero della donna – ma pochi lo sanno -. Un uomo che non ha un rapporto equilibrato con la sua dimensione femminile non potrà mai capire una donna. Possedere un essere umano non vuol dire amarlo, al contrario è esibizione – poco intelligente – di un sentimento che ingabbia se stessi e chi ci ama davvero. L’amore è desiderio di ciò che non possiedi.
La parola DESIDERIO compare nel de bello Gallico, l’opera letteraria più conosciuta di Gaio Giulio Cesare: una cronaca militare sulla guerra gallica di cui Cesare fu protagonista. In questa opera, compaiono i desiderantes che erano soldati che la notte la passavano sotto le stelle (sidera) in attesa trepidante – senza certezza alcuna – il ritorno dei compagni di tenda. Aspettare chi non rientra…“De” in latino indica un movimento dall’alto verso il basso, un po’ come succede quando c’è l’innamoramento, quando tutto è sempre un punto interrogativo. Aspettare chi non c’è. Platone diceva che l’amore vive nella mancanza, nel non possedere chi amiamo. L’amore diventa eterno quando ognuno mantiene i propri segreti: tutte le parti del proprio sé che il compagno o la compagna deve desiderare di scoprire… DESIDERARE!
Sapete quando riesco a dare il meglio? Quando creo!! La mia mente non è mai sazia di creare! Nel desiderio di realizzare ciò che ho dentro, mantengo intatto il mio estro!
Credo che l’amore viva tra follia e ragione. Lo concepisco come una specie di messaggero che trasmette alla mente i codici della follia. Bisognerebbe imparare il linguaggio degli dei, riappropriandosi del “verbo” che sulla Torre di Babele ci è stato tolto perché non avessimo cognizione del divino che è in noi.
Proviamo a immaginare una storia d’amore come la torre di babele. Per capire il linguaggio dell’altro è necessario imparare il linguaggio degli dei.
Se hai sete e la persona che ami è siccità, fiorisci solo se lui o lei accetta l’evoluzione naturale, trasformandosi in sorgente d’acqua. In caso contrario devi per forza abbandonare la siccità per dissetarti altrove.
Namastè
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