Amiche ed Amici carissimi, è con noi l’Amica Dott.ssa Cinzia Mammoliti – Consulente-Docente e Ricercatrice in ambito criminologico – per aiutarci ad individuare le caratteristiche della personalità di coloro che, genericamente – e non di rado con intento offensivo – definiamo psicopatici.
In realtà, all’empirica “diagnosi” attribuiamo comportamenti di palese manifestazione violenta, ma proseguendo la lettura dell’intervista che segue, ci renderemo conto che questi sono solo la punta dell’iceberg. In realtà, così come il ladro non è solo colui che scippa e rapina, lo psicopatico non è esclusivamente colui che ci aspetta sotto casa con lo sguardo allucinato ed il coltello in mano.
Da approfondite ricerche cliniche, Cinzia Mammoliti ne ha tratto il Suo libro “La Personalità Psicopatica – costrutto, eziologia, diagnosi”.
Daniela Cavallini:
Cara Cinzia, l’argomento di oggi, devo confessare che mi spaventa: dalla tua precisa analisi emerge che dietro a chiunque può celarsi una personalità psicopatica. “Non solo killer”dunque…
Dott.ssa Cinzia Mammoliti:
Eh, come darti torto?! In effetti, il quantitativo di caratteristiche presenti, invero, nelle personalità psicopatiche e la stretta analogia con le peculiarità proprie di altri tipi di personalità, il loro tipico
camaleontismo, nonché la frequente comorbidità che s’incontra in soggetti affetti da tale disturbo, ha sicuramente reso lo studio di questo argomento estremamente delicato, tant’è che il costrutto di psicopatia, benché supportato e validato da numerosi studi empirici e clinici, non trova
ancora, ad oggi, uno spazio autonomo nei più importanti manuali diagnostici, quali il DSM-5 e l’ICD10, che lo assimilano ed equiparano rispettivamente al disturbo antisociale e a quello Dissociale di personalità. Tali costrutti presentano senz’altro delle analogie e delle connessioni con quello oggetto del nostro studio, ma i comportamenti di uno psicopatico possono essere molto più violenti e pericolosi di quelli di un soggetto antisociale o dissociale, solo molto meno facilmente intercettabili in quanto posti in essere il più delle volte con abile manipolazione e inganno.
Daniela Cavallini:
“Molto meno intercettabili”, tuttavia non d’impossibile identificazione: quali sono i comportamenti induttivi di sospetti?
Dott.ssa Cinzia Mammoliti:
Il disturbo di personalità psicopatica, che ordinariamente riguarda il profiling dei più efferati serial killer, è in realtà molto più diffuso di quanto non si pensi e caratterizzato da una consistente cifra oscura, quella che non perviene alle statistiche in quanto manca la diagnosi o, nel caso di crimini, la denuncia da parte delle vittime.
Un abile psicopatico è spesso capace di dissimulare il proprio stato per molto tempo e, se dotato di buon QI, spesso anche un’intera esistenza creando danni in tutti gli ambiti della propria vita relazionale.
Personalità arguta, priva di scrupoli, menzognera e senza coscienza, ricopre spesso i ruoli apicali della società dai quali opera indisturbata vendendo agli altri quella che lo psichiatra americano Hervey Cleckley nel 1941, chiamava “The mask of sanity” (Maschera di sanità), da cui l’omonimo titolo del libro che rappresenta, ad oggi, la prima descrizione sistematica del disturbo psicopatico.
In effetti, lo stesso titolo del libro manifesta la convinzione di base dell’Autore, secondo il quale i soggetti psicopatici possono nascondere il loro disturbo mentale indossando una maschera di apparente normalità, presentandosi come “folli lucidi” del tutto identici ai soggetti sani. Ciò significa che comportamenti che inducano a sospettare la psicopatia potrebbero non esserci per molto molto tempo.
Daniela Cavallini:
Tuttavia negli anni settanta s’iniziò a smascherare il “falso sano” e si progredì nel percorso identificativo dello psicopatico…
Dott.ssa Cinzia Mammoliti:
Fu Robert D. Hare che negli anni Settanta affrontò la tematica con un approccio metodologico e scientifico finalizzato ad illustrare il funzionamento mentale degli individui psicopatici e le loro strategie interpersonali, differenziando nettamente il disturbo in questione da altri presentanti caratteristiche assimilabili.
Daniela Cavallini:
Lungo la tua autorevole carriera, hai constatato pazienti psicopatici?
Dott.ssa Cinzia Mammoliti:
In ambito criminologico, ho avuto modo di rilevare, supportata da uno staff di collaboratori e colleghi, la particolare malvagità delle loro dinamiche comportamentali e la gravità delle conseguenze psicofisiche che possono determinare in chi si relaziona per medio-lunghi periodi con loro. Diffusissimi i soggetti quando abbiamo a che fare con la violenza sulle donne o i maltrattamenti in famiglia in generale. A questo proposito occorre fare attenzione anche ai propri animali poiché i soggetti psicopatici tendono ad accanirsi anche su di loro trattandosi di soggetti inermi e portatori di amore gratuito e, soprattutto, di mezzi per ferire le persone a loro legate.
Tra le collaborazioni che ho avuto in questi anni in materia, cito in particolare Link Italia, del cui Comitato Scientifico faccio parte, Associazione presieduta dalla Dott.ssa Francesca Sorcinelli, impegnata su scala nazionale ed internazionale nella ricerca in ambito criminologico, vittimologico, psicosociale, investigativo e zooantropologico con un focus sul nesso tra tendenze antisociali e
psicopatiche e violenza sugli animali. Abbiamo osservato che sono numerosi, nelle famiglie violente e disfunzionali i maltrattanti psicopatici che si sono macchiati di crimini sia sulle persone che sugli animali. Un importante segnale che può avere valenza predittiva di psicopatia in età adulta, secondo la triade di Macdonald, è la crudeltà dei bambini agita sugli animali.
Daniela Cavallini:
In sintesi, emerge un profilo inquietante, eterogeneo e complesso, con estrema difficoltà di aprioristica individuazione, tuttavia rappresentante il latente pericolo di manifestazioni drammatiche, imprevedibili e con approssimativa decifrabilità postuma…
Dott.ssa Cinzia Mammoliti:
Vi é poca conoscenza in generale su questo tipo di personalità che viene più frequentemente confusa ed assimilata, dai non esperti del settore, alla figura dello psicotico o del semplice antisociale, con le quali nulla o pochissimo ha a che vedere.
Il fatto che nello psicopatico l’esame di realtà sia spesso apparentemente intatto e che si tratti di un disturbo ego sintonico, determina non poche difficoltà riguardo al suo riconoscimento, tanto più indispensabile quanto più, a vario titolo, si rischia di entrarvi a diretto contatto nella vita di tutti i giorni.
Sottolineo altresì che non tutti gli psicopatici sono, invero, serial killer, ma, soprattutto, non è detto che uno psicopatico, nell’arco della propria vita commetta crimini che ne favoriscano l’individuazione. Considera che i ruoli maggiormente ricoperti sono quelli apicali nella società. Per cui sarà più facile imbatterci in un politico, un medico, un avvocato, uno psichiatra o altro personaggio di prestigio psicopatico che approfitterà del proprio ruolo per fare del male in maniera sistematica ed efficace con scarse probabilità di essere scoperto.
Daniela Cavallini:
Un argomento cui dedichi un lungo, interessantissimo e dettagliato capitolo, pone in relazione il disturbo di Personalità Narcisistica con il Disturbo di Personalità Psicopatica.
Poiché tratti le peculiarità del disturbo narcisistico messe a raffronto con quelle del disturbo psicopatico, evidenziando – con “linguaggio accessibile” – similitudini e principali differenze, vuoi cortesemente offrirci un’anticipazione?
Dott.ssa Cinzia Mammoliti:
Come hai detto tu, Daniela, ho dedicato un lungo e dettagliato capitolo a questo argomento, con intento altamente informativo, per questo il più possibile descrittivo, esemplificativo e scevro dalla diffusa approssimazione che imperversa in rete. Data la crescita esponenziale dei fatti drammatici riferiti dalla cronaca, dovrebbe essere considerato alla stregua di un manuale di pronta consultazione, atto alla tutela della propria incolumità – fisica e mentale – nelle mani di ogni persona. Noto con piacere il tuo sottolineare “il linguaggio accessibile”: nel caso specifico è indispensabile essere estremamente comprensibile a tutti. Mi chiedi un’anticipazione, che non ti nego, ma enfatizzo la necessità di un preciso approfondimento.
Disturbo di Personalità Narcisistica e Disturbo di Personalità Psicopatica sono due disturbi del Cluster B del DSM-5, che presentano molte analogie e risultano a volte parzialmente sovrapponibili.
Il tratto di maggior rilievo per quanto riguarda il disturbo narcisistico è rappresentato da un senso grandioso della propria importanza, manifestato il più delle volte con arroganza e presunzione, e che nasconde il tormentoso dubbio di una reale mancanza di valore. Da qui il costante bisogno di riconoscimento e ammirazione da parte di chiunque, anche se poi, in realtà, il narcisista è molto classista e pensa di dover frequentare principalmente persone di alto livello, lignaggio, appartenenti ad ambienti elitari e ceti privilegiati.
La continua ricerca di rassicurazioni serve principalmente a mantenere pericolosamente in bilico un’autostima estremamente labile che è destinata a crollare in mancanza di ripetute rassicurazioni esterne.
Manipolazione e menzogna possono divenire strumenti ordinari al servizio di questa esigenza e stanno alla base delle difficoltà gravi nei rapporti interpersonali.
La mancanza di empatia impedisce completamente ai narcisisti di comprendere gli stati d’animo degli altri ed è perfettamente in linea con la loro difficoltà a percepire l’alterità, l’altro, il diverso da sé. Le relazioni con soggetti affetti da questo disturbo possono “funzionare” fintanto che si viene percepiti e vissuti come propaggini, poi sopraggiungono, inevitabili, i conflitti.
I vissuti emotivi nei confronti degli altri oscillano, dunque, tra gli estremi dell’idealizzazione e della svalutazione con conseguenze psicologiche a volte tragiche per chi si relaziona in maniera significativa con loro.
I sentimenti di umiliazione, rabbia e vergogna di fronte a critiche o giudizi non corrispondenti alle aspettative sono frequenti, così come è frequente l’invidia nei confronti degli altri e di quello che sono o che possiedono.
Daniela Cavallini:
Hai detto nel libro che tutti gli psicopatici presentano i tratti dei narcisisti ma non tutti i narcisisti sono psicopatici. Qual è allora il confine tra narcisismo e psicopatia?
Dott.ssa Cinzia Mammoliti:
Il confine diagnostico tra disturbo narcisistico e disturbo psicopatico di personalità è, in effetti, estremamente sottile, considerati i numerosi punti in comune che possiedono. Si potrebbe reputare la psicopatia come la forma più estrema e distruttiva del narcisismo patologico se
consideriamo che i tratti contemplati nel DSM-5 per il narcisismo si attagliano perfettamente a qualunque genere di soggetto psicopatico.
Egocentrismo e senso grandioso del sé riguardano entrambi i disturbi anche se tali aspetti svolgono funzionidiverse: riparatrici del Se per il narcisista, predatorie e manipolatorie a fini personali per lo psicopatico. Non che il narcisista patologico non sia un soggetto manipolatore sotto il profilo relazionale, solo che la sua tendenza a manipolare pare essere maggiormente finalizzata ad ottenere consenso, accettazione e ammirazione da parte degli altri. Allo psicopatico consenso e accettazione interessano poco essendo maggiormente concentrato sul controllo/dominio della relazione (di qualunque contesto si tratti).
Naturalmente, nel libro, specifico e approfondisco le caratteristiche ascrivibili ad entrambi i portatori di dette patologie.
Daniela Cavallini:
Ti sei avvalsa di una bibliografia sterminata per strutturare questo libro. E hai concentrato tutto sommato in poche pagine concetti molto articolati semplificandoli, come nel tuo stile, per farli arrivare al maggior numero di persone. Pensi di aver centrato l’obiettivo dai primi feedback che stai ricevendo?
Dott.ssa Cinzia Mammoliti:
Al momento direi di sì. Sono state vendute già oltre cento copie in meno di una settimana e qualche feedback l’ho avuto da persone estranee al settore, che poi erano quelle che mi preoccupavano di più. È il libro più tecnico che abbia scritto e il rischio di risultare poco comprensibile alla massa c’era.