La preadolescenza nell’arte | di Monica Isabella Bonaventura

da | 18 Novembre 2024 | Arte, Mostre, Pittura

Storie e destini, leggere i ritratti

Nella varie epoche non sono frequenti le opere che raffigurano ragazzi o adolescenti, soprattutto nell’arte antica. Tuttavia, nelle immagini che ci sono pervenute possiamo “leggere”, o immaginare, la storia del giovane o della giovane ritratti.

Nel ritratto qui a fianco (Ritratto di fanciulla del II – III d.C.) si resta colpito dallo sguardo penetrante e vivo; eppure si tratta di una fanciulla precocemente morta, poiché questa sommaria pittura è stata ritrovata su una mummia, nell’arido deserto egiziano. Dopo circa duemila anni ci restituisce la delicata grazia di una ragazza, vissuta non oltre la prima adolescenza.

In modo completamente diverso, “parla” il prossimo dipinto (Justs Tiel, Allegoria dell’educazione III di Spagna, 1590), che presenta un’immagine iconologicamente complessa. L’abbigliamento ci introduce in un secolo di ferro, di spade, di poteri forti. Il ragazzo è un predestinato: il suo sguardo è già consapevole del ruolo di futuro imperatore. La pesante armatura in acciaio sbalzato e dorato, comprime il giovane corpo che si bilancia a stento sulle esili gambe. Sollecita, una figura femminile allegorica accompagna il giovinetto presentandogli i simboli delle principali virtù che egli dovrà praticare: fortezza, giustizia, saggezza, mentre il vecchio Tempo scaccia un importuno amorino bendato che avrebbe voglia di scherzare.

Nell’abito elegante da aristocratica, la ragazzina della prossima figura (Cornelis de Vos, Ritratto di giovinetta, XVII sec., arte fiamminga), non sembra molto felice, anche se compostamente posa reggendo la pesante gonna di seta giallo dorato. Soltanto il piccolo viso emerge dal vestito da dama adulta, il cui corsetto è rigido e steccato. L’acconciatura ricca di perle candide testimonia la sua età verginale e la sua condizione elevata, come il ventaglio in rare piume di struzzo, tenuto in mano con indifferenza. Molti elementi fanno pensare che sia un ritratto come promessa di un matrimonio combinato a cui questa graziosa ragazza, pure predestinata, non potrà né opporsi né sottrarsi.

La serenità dei poveri

In questa opera di Giacomo Ceruti, (Ragazzi di Strada che giocano a carte, 1750-1760 circa) i ragazzi ci appaiono più rilassati e lieti , sono di umile condizione sociale, il pittore li ha guardati con simpatia e ha colto la spensieratezza sui loro volti. A quell’epoca il loro stato di vita difficilmente poteva cambiare, ma essi non se ne curano e, a differenza dei ragazzi delle immagini precedenti, sono liberi di giocare e ridere come tutti i ragazzi del mondo. Notiamo prima di tutto, ben evidenziata dal pittore, la gestualità naturale, non sottoposta alla rigida etichetta delle classi superiori. In questo dipinto due portaroli (facchini) hanno svuotato, a mercato finito le pesanti ceste di verdure, che sono diventate sedile e tavolino per una partita a carte.

Giacomo Ceruti, (Ragazzi di Strada che giocano a carte, 1750-1760 circa)

Nel successivo dipinto di Diego Velàzquez, (Ragazzo con chitarra, particolare dei tre musicisti, 1671), immaginiamo una complicità fra il fanciullo che sorride e il pittore, il grande Velàzques, che lo ha ritratto. Gli occhi rivelano una gioia semplice e la fierezza di essere l’oggetto di una stupenda pittura.

La stessa immagine rivela anche la consapevolezza e la gioia di saper fare qualcosa: per esempio, suonare uno strumento.

L’abilità nel disegno si può cogliere nell’autoritratto di Albrecht Durer (1484), realizzato all’età di dodici anni. Questo ragazzo, di tratti sottili e delicati, e dai lunghi capelli, diventerà uno dei più grandi artisti europei del Cinquecento.

Meno bravo, ma soddisfatto del suo disegno, che mostra orgoglioso all’osservatore, è il giovinetto dipinto da Giovanni Francesco Caroto (Ragazzo con disegno, XVI sec.) Saper fare, avere delle abilità. Essere creativi, vuol dire crescere veramente, stimare se stessi e meritare la stima di altri.

I turbamenti, i sogni

Nell’epoca moderna, non vi è insistenza sui dettagli dell’abbigliamento o su altri elementi utili alla identificazione sociale dei soggetti. Gli artisti spesso raffigurano ragazzini sognanti, pensosi come per esempio “Il ragazzo dal panciotto” di Paul Cezanne (1890 – 1895), in un atteggiamento classico e malinconico, lo sguardo distante, ma carico di tenerezza,

Edvard Munch, con una sintetica e penetrante immagine, ha colto l’emozione e le trepidazioni del primo innamoramento fra due adolescenti (Gli occhi negli occhi, 1894), il ragazzo dal volto pallido e affilato, la ragazza resa con una pennellata vivace energica. Al centro della scelta, tra i due profili, sorge non a caso l’albero della vita.

Il narcisismo

Su “Narciso” di Caravaggio (1599), il ragazzo appassionatamente chino su una pozza d’acqua esprime l’esclusivo interesse per il proprio aspetto fisico e un eccessivo amore di sé. Morì nel vano tentativo di possedere la propria immagine riflessa, Nel delicato passaggio fra preadolescenza e adolescenza, capita di ritenersi brutti, oppure di sopravvalutare le doti personali. Sono atteggiamenti tipici di questa età che, crescendo, si devono superare. La tendenza narcisistica, infatti, impedisce, anche da adulti, di partecipare affettivamente alla vita degli altri. L’insicurezza, dall’altra parte, ostacola i rapporti con i nostri simili. Inibisce l’azione e la possibilità di esprimersi e di realizzarsi.

Il coraggio

Nell’arte, il coraggio adolescenziale è rappresentato dall’eroe biblico David (Andrea del Verrocchio, 1475) giovanissimo pastore ebreo che vinse il gigante guerriero Golia con un colpo di fionda, e ne portò trionfante la tesa al suo popolo. Divenne poi il re più importante dell’Israele.

La famiglia

E’ più facile trovare immagini fotografiche di gruppi famigliari anche dell’Ottocento, che dipinti, perché un ritratto di gruppo era molto impegnativo sia per l’artista che per il committente. Uno dei più significativi è “La famiglia Belleli” di Edgar Degas (1858 – 1867), che lo realizzò in Italia negli anni giovanili. Raffigura la famiglia della zia del pittore: lei, due figlie e il marito, il barone Belleli. La composizione, nella grande tela alta due metri, è classicamente impostata. Ci interessa soprattutto la psicologia dei personaggi, che l’artista conosceva molto bene. La madre, donna di grande rango, dona la scena, nell’austera veste nera da lutto per la morte del padre. Con le due ragazzine bianco-nera che si stagli sull’azzurro della tappezzeria.

Il padre, seduto in poltrona, appare come una figura secondaria, caso insolito nel secolo XIX, Analizzando i volti e atteggiamenti delle due giovani figlie ne possiamo scoprire i caratteri e i rapporti con il padre e la madre.

Maestra d’Arte, Monica Isabella Bonaventura

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