La sessualità | di Aurora d’Errico

da | 29 Ottobre 2024 | Attualità, Libri

Oggi dedicheremo qualche minuto ad un argomento delicato e complesso come quello della “sessualità”.

“Tutti gli individui nascono uguali, con un patrimonio di diritti che niente e nessuno può invalidare: il diritto alla vita, il diritto alla libertà, il diritto alla ricerca della propria felicità” (Thomas Jefferson 1776). La libertà sessuale costituisce un fondamentale ed inviolabile diritto della persona umana costituzionalmente garantito, non solo quale diritto assoluto individuale, ma anche quale interesse diffuso.

Essa è una delle potenzialità più forti e coinvolgenti, dà colore alla nostra esistenza e connota molti dei nostri gesti. È tra gli indicatori più significativi della capacità di dar vita a relazioni intime, dell’equilibrio, della realizzazione affettiva nella vita adulta. La nozione di “sessualità”, o per meglio dire, dell’importanza della sessualità, risale all’epoca di Sigmund Freud e dei suoi discepoli. E’ a Freud, a Jung, a Stechel, a Reich, ed a Havelock Elis che si devono i primi studi, ed è soprattutto grazie a loro che si comincia a capire l’importanza della sessualità nel comportamento umano.

La sessualità è una funzione biologica situata ad un livello inferiore a quello della respirazione, dell’alimentazione. La sua importanza è maggiore per quanto riguarda le ripercussioni che essa ha sulla sfera psichica dell’individuo. E, tuttavia, nel corso della nostra civiltà, è stata adornata e travestita sino ad essere completamente mitizzata.

Storicamente, per un lungo periodo, la sessualità è stata repressa e qualunque stimolo sessuale era considerato peccaminoso, anche all’interno di una coppia di sposi. L’ uomo viveva nel continuo timore di cadere vittima dei suoi impulsi sessuali e il sesso si era trasformato in un tabù dal quale era impossibile liberarsi.

Questa situazione provocò il sorgere di numerose deviazioni sessuali che passarono inavvertite in un contesto sociale della massima intransigenza. Per secoli e secoli le cose rimasero a questo punto, finché gli scienziati rivolsero la loro attenzione al problema della sessualità. Per lo più, il concetto che si ha della sessualità è che si tratti di una funzione ben caratterizzata e con manifestazioni precise e uniformi, di cui ogni uomo sano e normale è in possesso.

La sessualità, che non è assolutamente una sfera autonoma della personalità, implica conoscenza di sé, dei propri bisogni ed anche conoscenza dell’altro.

Naturalmente, questa conoscenza, si realizza gradualmente e può risultare incompleta per una serie di errori pedagogici.

Di conseguenza, le estrinsecazioni della sessualità non possono essere solamente legate a condizioni proprie ed endogene all’individuo, ma anche e soprattutto, alla induzione educativa per cui risulta evidente che il comportamento sessuale illecito dipenderà dal modo in cui la stessa collettività recepisce questa manifestazione sessuale essendo portata, peraltro, ad inventare di volta in volta parametri di normalità e di devianza diversi.

Pertanto, la sessualità non può essere semplicisticamente studiata come un’esperienza di “istinti o pulsioni biologiche”, ma deve essere compresa oltre che attraverso la patologia organica e psichiatrica, mediante l’approccio psico-sociale che ponga in primo piano l’importanza dell’analisi del comportamento amoroso.

Per Freud il lasciare liberi gli istinti fondamentali dell’uomo equivale ad impedire la costituzione della società, in quanto può parlarsi di “civiltà”, soltanto quando s’è ottenuta la rinuncia alla soddisfazione degli istinti fondamentali.

E, naturalmente, a tale rinuncia può contribuire l’educazione che è lo strumento fondamentale della socializzazione. Infatti, non a caso, Freud osserva che “fra i suoi più importanti compiti educativi la società deve precisamente proporsi quello di domare e frenare l’istinto sessuale quando questo prorompe in forma di istinto di riproduzione”.

Secondo H. Marcuse la liberazione della sessualità e dell’aggressività, libera gli impulsi istintuali di gran parte dell’infelicità e dello scontento che riflettono il potere repressivo dell’universo di soddisfazioni stabilite.

Le variabili in tema di condotta sessuale sono infinite. Il lecito ed il proibito esprimono una mutevole gerarchia di valori protetti dalla legge, che ha tutelato nel suo divenire storico praticamente tutte le manifestazioni della sessualità. Il comportamento sessuale è cambiato notevolmente attraverso gli anni e le epoche sia negli scopi che nella forma.

Si è passati da uno scopo prettamente procreativo a differenti concezioni ed obiettivi.

Ma anche con questi differenti approcci all’attività sessuale e da una posizione che molti vorrebbero poter considerare essere un comportamento normale, ci sono molti che operano al di fuori di quelli che ora sono considerati parametri accettabili del sesso e violano la legge nei processi individuali in quanto i loro comportamenti sessuali sono considerati non solo “anormali” ma anche allo stesso modo “criminali”.

Le inchieste svolte sul tema della sessualità, dimostrano che la mancanza di informazione sessuale ha contributo alla proliferazione di un numero altissimo di devianze sessuali. In Italia a esempio, nessuna istituzione si è finora proposta di assumere direttamente questo compito, da sempre considerato di competenza esclusiva della famiglia.

Ancora oggi, tutto ciò che ha riferimento con la sessualità viene velato e coperto da un’atmosfera di riserbo, per cui se ne parla apertamente il meno possibile.

Nei costumi sessuali giovanili, in continuo e crescente mutamento, dagli ultimi trent’anni ad oggi, è più facile intravedere un acritico adeguamento ai modelli pubblicitari dominanti, piuttosto che un’affermazione di valori alternativi a quelli dei genitori, come si poteva riscontrare agli inizi degli anni Sessanta.

La cultura dell’immagine, dell’esteriorità, del consumo spiazza progressivamente ogni altro valore, plasma i bisogni, le scelte, le relazioni interumane e lo stesso uso del corpo e, come disse Fromm: “L’uomo moderno è staccato da sé stesso, dai suoi simili, dalla natura. È stato trasformato in un oggetto, sente le sue forze vitali come un investimento che gli deve dare il massimo prossimo alle condizioni di mercato del momento”.

Avv. Aurora d’Errico

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