Millantare: la ridicola esaltazione del nulla

da | 03 Settembre 2024 | Attualità, Libri

“Il millantatore è colui il quale fa mostra di titoli di merito che non possiede, esagerando il suo controllo del mondo di cui in realtà è privo”. Aristotele

Amiche ed Amici carissimi, pur nella collettiva consapevolezza – ed innegabile complicità -, di vivere nel tempo dominato dall’apoteotica apparenza, è inconfutabile il prezioso distinguo tra l’ambire   a mostrare la nostra migliore immagine estetica ed il  falsare il proprio livello d’ incompetenza (conscia!!) nell’esaltazione  dell’opposto. “Opposto” che detiene intrinsecamente il limite di una visione miope,  conferendone l’esposizione a repentini ed umilianti appalesamenti.

Gli esempi sono davvero innumerevoli, tuttavia raggruppati sotto lo stesso denominatore comune:  la millanteria.

Orientate a bandire titoli di studio atti a ricoprire ruoli prestigiosi,  dette persone pervase dalla bramosia ostentativa di  professarsi quello che non sono, cospargono il loro percorso con bucce di banane, sbugiardandosi ad esempio con l’inesistente iscrizione all’Albo competente oltre ad esprimersi in distonia  con la cultura insita nell’implicita formazione.

Da qui il detto “un asino può anche fingersi cavallo, ma prima o poi raglia”.

Un esempio che posso citare per averlo constatato personalmente ,riguarda una Signora che tutt’oggi si dichiara avvocato – peraltro persino deplorando il suoi “colleghi” sperimentati in qualità di controparte –  e non è neppure iscritta all’Albo! Curioso che sempre la stessa Signora, asserisca di esercitare pure la professione di  psicologa e criminologa, ma, ahilei, anche in questo caso, nessuna iscrizione all’albo di competenza!  Viceversa, quanto a “ragliare”, i suoi scritti oltre la carente dialettica, sono rivelatori di mera vanagloria.

Potrei citare altri esempi che via via mi sovvengono, ad esempio l’autoattribuzione di titoli nobiliari, ma nulla aggiungerebbe al criterio di base.

Tuttavia, questi comportamenti, evidenziano a mio parere, la mancanza di accettazione di se stessi, unitamente alla prosopopea di considerarsi al di sopra di ogni sospetto perché “loro sì, che sono furbi e non si fanno scoprire”. Infatti… “furbi”, non “arguti”.

Un abbraccio

Daniela Cavallini

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