Osvaldo Martani, scrittore e poeta | INTERVISTA

da | 26 Febbraio 2025 | Interviste, Libri

Ciao Osvaldo, benvenuto e grazie per aver accettato il nostro invito. Come ti vuoi presentare ai nostri lettori che volessero sapere di te quale scrittore e poeta?

Sono un autore poliedrico, infatti pubblico non solo poesie, liriche e aforismi, ma anche romanzi rosa e gialli, racconti di tutti i generi, e favole. Il messaggio che vorrei trasmettere attraverso le mie opere è un invito a non demordere mai di fronte a difficoltà che, inizialmente, appaiono insormontabili ma che, poi si superano con l’umiltà, la speranza, la fiducia in sé stessi e nell’uomo.

Chi è invece Osvaldo al di là della sua passione per la scrittura, per la letteratura, per la poesia e la lettura? Cosa puoi raccontarci di te e della tua quotidianità?

Sono appassionato di film thriller, e il gioco degli scacchi, mi diverte vedere on line, le partite giocate dai grandi maestri.

Qual è il tuo percorso accademico, formativo, professionale ed esperienziale che hai seguito e che ti ha portato a fare quello che fai oggi nel vestire i panni dello scrittore e del poeta?

La mia formazione, come scrittore, è iniziata più di quarant’anni fa leggendo molti libri di tutti i generi, dopodiché ho iniziato col pubblicare silloge poetiche con liriche, poesie, aforismi, ampliandosi poi in racconti, romanzi e favole. La critica è sempre stata positiva nei miei confronti definendo le mie liriche veri virgulti dell’anima con un forte vis emotivo, cadenzati secondo un preciso ritmo: quello del cuore.

Come nasce la tua passione per scrittura, per la poesia e per i libri? Chi sono stati i tuoi maestri e quali gli autori che da questo punto di vista ti hanno segnato e insegnato ad amare i libri, le storie da scrivere e raccontare, la lettura e la scrittura?

Sono sempre stato attratto e ispirato da prestigiose penne letterarie quali: Alberto Bevilacqua, Pier Paolo Pasolini, Alda Merini, Oriana Fallaci e Eugenio Montale.

Ci parli del tuo libro, “L’angolo celato dell’uomo”, pubblicato quest’anno? Come nasce, qual è l’ispirazione che l’ha generato, quale il messaggio che vuoi che arrivi al lettore, quale le storie che ci racconti senza ovviamente fare spoiler?

Si tratta di brevi racconti gialli e noir. È un invito a far emergere quella parte peggiore di noi stessi che, vorremmo nascondere agli occhi altrui.

Chi sono i destinatari che hai immaginato mentre lo scrivevi?

È un libro destinato dalla fascia adolescenziale in su.

Tu hai scritto altri libri. Ci parli delle tue opere? Quali sono, come sono nate, quale il messaggio che contengono? Insomma, raccontaci della tua attività letteraria, sia poetica che dei romanzi.

Con le mie sillogi parlo delle brutture terrene e delle angosce che tormentano l’uomo in questo degradato secolo, in cui si sono persi i rapporti quotidiani con i propri simili. Vorrei lanciare un appello a un mondo dove regnano l’egoismo e la sete sfrenata del dominio sul debole, affinché tutti cerchino di far risaltare le innumerevoli potenzialità positive per un futuro migliore.

Ho pubblicato numerose opere:

Le sillogi sono: L’iride tra i cirri merlati”, “La farfalla azzurra della poesia”, “Un soffio di speranza”, “Una soave melodia dell’anima”, “Il cuore non ha lancette” e 3 antologie poetiche e aforismi “Una vita di scrittura”.

I romanzi sono: “Lo strano caso di uno scrittore di gialli”, “La meravigliosa giostra dell’amore”, “ Il fiore della mia vita”, “Luna amante del mio fanciul sollazzo”.

I racconti sono: “Malvagius”, “Gli eterni antagonisti dell’uomo”.

Le favole sono: “Le avventure di Ughetto il nanetto”, 3 libretti di favole “Le ballate di Osvaldo”.

I testi sono disponibili su Amazon.

Una domanda difficile: perché i nostri lettori dovrebbero comprare “L’angolo celato dell’uomo” o gli altri tuoi libri? Prova a incuriosirli perché vadano in libreria o nei portali online per acquistarlo.

Sono libri di facile lettura, che incuriosiscono e appassionano chi li legge, tanto da invogliarli a giungere alla fine, contengono molta suspence perché sembra di capirne la logica ma poi chi sta leggendo si rende conto che è tutt’altro.

C’è qualcuno che vuoi ringraziare che ti ha aiutato a realizzare le tue opere letterarie? Se sì, chi sono queste persone e perché le ringrazi pubblicamente?

Mi avvalgo dell’aiuto di mia nipote per tutto ciò che riguarda Internet.

«… mi sono trovato più volte a riflettere sul concetto di bellezza, e mi sono accorto che potrei benissimo (…) ripetere in proposito quanto rispondeva Agostino alla domanda su cosa fosse il tempo: “Se nessuno me lo chiede, lo so; se voglio spiegarlo a chi me lo chiede, non lo so.”» (Umberto Eco, “La bellezza”, GEDI gruppo editoriale ed., 2021, pp. 5-6). Per te cos’è la bellezza? La bellezza letteraria, della poesia e della scrittura in particolare, la bellezza nell’arte, nella cultura, nella conoscenza… Prova a definire la bellezza dal tuo punto di vista. Come si fa a riconoscere la bellezza secondo te?

La bellezza dell’arte letteraria della poesia e della scrittura è di provare a definirla una stupenda realtà che, meravigliosamente impressiona il senso dell’uomo.

«Appartengo a quella categoria di persone che ritiene che ogni azione debba essere portata a termine. Non mi sono mai chiesto se dovevo affrontare o no un certo problema, ma solo come affrontarlo.» (Giovanni Falcone, “Cose di cosa nostra”, VII ed., Rizzoli libri spa, Milano, 2016, p. 25 | I edizione 1991). Tu a quale categoria di persone appartieni, volendo rimanere nelle parole di Giovanni Falcone? Sei una persona che punta un obiettivo e cerca in tutti i modi di raggiungerlo con determinazione e impegno, oppure pensi che conti molto il fato e la fortuna per avere successo nella vita e nelle cose che si fanno, al di là dei talenti posseduti e dell’impegno e della disciplina che mettiamo in quello che facciamo?

Io sono una persona che, punta un obiettivo e cerca in tutti i modi di raggiungerlo con determinazione e impegno, a costo di mettermi in gioco e andare controcorrente. È difficile agire così perché ci vuole costanza, coraggio e tenacia e soprattutto non accettare compromessi.

«La lettura di buoni libri è una conversazione con i migliori uomini dei secoli passati che ne sono stati gli autori, anzi come una conversazione meditata, nella quale essi ci rivelano i loro pensieri migliori» (René Descartes in “Il discorso del metodo”, Leida, 1637). Qualche secolo dopo Marcel Proust dice invece che: «La lettura, al contrario della conversazione, consiste, per ciascuno di noi, nel ricevere un pensiero nella solitudine, continuando cioè a godere dei poteri intellettuali che abbiamo quando siamo soli con noi stessi e che invece la conversazione vanifica, a poter essere stimolati, a lavorare su noi stessi nel pieno possesso delle nostre facoltà spirituali. (…) Ogni lettore, quando legge, legge sé stesso. L’opera dello scrittore è soltanto una specie di strumento ottico che egli offre al lettore per permettergli di discernere quello che, senza libro, non avrebbe forse visto in sé stesso.» (Marcel Proust, in “Sur la lecture”, pubblicato su “La Renaissance Latine”, 15 giugno 1905 | In italiano, Marcel Proust, “Del piacere di leggere”, Passigli ed., Firenze-Antella, 1998, p.30). Tu cosa ne pensi in proposito? Cos’è oggi leggere un libro? È davvero una conversazione con chi lo ha scritto, come dice Cartesio, oppure è “ricevere un pensiero nella solitudine”, ovvero, “leggere sé stessi” come dice Proust? Dicci il tuo pensiero…

“L’opera dello scrittore è soltanto una specie di strumento ottico che, offre al lettore per permettergli di discernere quello che, senza libro, non avrebbe forse visto in sé stesso.” Sono d’accordo con Proust perché è lo scopo che ogni scrittore dovrebbe avere quando scrive un libro: aiutare il lettore a porsi delle domande e interrogarsi sui grandi temi della vita.

«Non mi preoccupo di cosa sia o meno una poesia, di cosa sia un romanzo. Li scrivo e basta… i casi sono due: o funzionano o non funzionano. Non sono preoccupato con: “Questa è una poesia, questo è un romanzo, questa è una scarpa, questo è un guanto”. Lo butto giù e questo è quanto. Io la penso così.» (Ben Pleasants, The Free Press Symposium: Conversations with Charles Bukowski, “Los Angeles Free Press”, October 31-November 6, 1975, pp. 14-16.) Secondo te perché un romanzo, un libro, una raccolta di poesie abbia successo è più importante la storia (quello che si narra) o come è scritta (il linguaggio utilizzato più o meno originale, armonico, musicale, accattivante per chi legge), volendo rimanere nel concetto di Bukowski?

Non sono totalmente d’accordo con Bukowski, perché è importante anche il linguaggio utilizzato, per non urtare la sensibilità del lettore. Personalmente preferisco un discorso più armonico.

«Direi che sono disgustato, o ancor meglio nauseato… C’è in giro un sacco di poesia accademica. Mi arrivano libri o riviste da studenti che hanno pochissima energia… non hanno fuoco o pazzia. La gente affabile non crea molto bene. Questo non si applica soltanto ai giovani. Il poeta, più di tutti, deve forgiarsi tra le fiamme degli stenti. Troppo latte materno non va bene. Se il tipo di poesia è buona, io non ne ho vista. La teoria degli stenti e delle privazioni può essere vecchia, ma è diventata vecchia perché era buona … Il mio contributo è stato quello di rendere la poesia più libera e più semplificata, l’ho resa più umana. L’ho resa più facile da seguire per gli altri. Ho insegnato loro che si può scrivere una poesia allo stesso modo in cui si può scrivere una lettera, che una poesia può perfino intrattenere, e che non ci deve essere per forza qualcosa di sacro in essa.» (Intervista di William Childress, Charles Bukowski, “Poetry Now, vol. 1, n.6, 1974, pp 1, 19, 21.). Tu da poeta cosa ne pensi in proposito? Ha ragione Bukowski a dire queste cose? Cosa è oggi la poesia per te, riprendendo il pensiero di Bukowski?

Anch’io rigetto il linguaggio accademico e aulico come Bukowski.

«Il ruolo del poeta è pressoché nullo… tristemente nullo… il poeta, per definizione, è un mezzo uomo – un mollaccione, non è una persona reale, e non ha la forza di guidare uomini veri in questioni di sangue e coraggio.» (Intervista ad Arnold Kaye, Charles Bukowski Speaks Out, “Literary Times”, Chicaco, vol 2, n. 4, March 1963, pp. 1-7). Qual è la tua idea in proposito rispetto alle parole di Bukowski? Cosa pensi del ruolo del poeta nella società contemporanea, oggi social e tecnologica fino alla esasperazione? Oggi al poeta, secondo te, viene riconosciuto un ruolo sociale e culturale, oppure, come dice Bukowski, fa parte di una “élite” di intellettuali che si autoincensano reciprocamente, una sorta di “club” riservato ed esclusivo, senza incidere realmente nella società e nella cultura contemporanea?

Nella società odierna, secondo me, il poeta ha perso il suo ruolo, non riesce a imporsi con i suoi messaggi. Troppi sono coloro che si auto definiscono poeti, per far parte di un’élite intellettuale e accademica, senza incidere veramente nella realtà contemporanea.

«Io vivo in una specie di fornace di affetti, amori, desideri, invenzioni, creazioni, attività e sogni. Non posso descrivere la mia vita in base ai fatti perché l’estasi non risiede nei fatti, in quello che succede o in quello che faccio, ma in ciò che viene suscitato in me e in ciò che viene creato grazie a tutto questo… Quello che voglio dire è che vivo una realtà al tempo stesso fisica e metafisica…» (Anaïs Nin, “Fuoco” in “Diari d’amore” terzo volume, 1986). Cosa pensi di queste parole della grandissima scrittrice Anaïs Nin? E quanto l’amore e i sentimenti così poderosi sono importanti per te e incidono nella tua scrittura, nella tua arte e nel tuo lavoro?

Anche per me i sentimenti sono così poderosi e importanti che incidono nella mia scrittura, nella mia arte e nel mio lavoro, come diceva la scrittrice Anaïs Nin.

«Lasciate che vi dia un suggerimento pratico: la letteratura, la vera letteratura, non dev’essere ingurgitata come una sorta di pozione che può far bene al cuore o al cervello – il cervello, lo stomaco dell’anima. La letteratura dev’essere presa e fatta a pezzetti, sminuzzata, schiacciata – allora il suo squisito aroma lo si potrà fiutare nell’incavo del palmo della mano, la potrete sgranocchiare e rollare sulla lingua con gusto; allora, e solo allora, il suo sapore raro sarà apprezzato per il suo autentico calore e le parti spezzate e schiacciate si ricomporranno nella vostra mente e schiuderanno la bellezza di un’unità alla quale voi avrete dato qualcosa del vostro stesso sangue» (Vladimir Nabokov, “Lezioni di letteratura russa”, Adelphi ed., Milano, 2021). Cosa ne pensi delle parole di Nabokov a proposito della lettura? Come dev’essere letto un libro, secondo te, cercando di identificarsi liberamente con i protagonisti della storia, oppure, lasciarsi trascinare dalla scrittura, sminuzzarla nelle sue componenti, per poi riceverne una nuova e intima esperienza che poco ha a che fare con quella di chi l’ha scritta? Qual è la tua posizione in merito?

Sono d’accordo con Nabokov che, la storia narrata vada vista in tutte le sue componenti per acquisire nuove conoscenze visuali.

Se per un momento dovessi pensare alle persone che ti hanno dato una mano, che ti hanno aiutato significativamente nella tua vita professionale e umana, soprattutto nei momenti di difficoltà e di insicurezza che avrai vissuto, che sono state determinanti per le tue scelte professionali e di vita portandoti a prendere quelle decisioni che ti hanno condotto dove sei oggi, a realizzare i tuoi sogni, a chi penseresti? Chi sono queste persone che ti senti di ringraziare pubblicamente in questa intervista, e perché proprio loro?

Devo ringraziare i miei genitori che, mi hanno sempre invogliato e supportato a svolgere questa arte.

Gli autori e i libri che, secondo te, andrebbero letti assolutamente quali sono? Consiglia ai nostri lettori almeno tre libri da leggere nei prossimi mesi dicendoci il motivo della tua scelta.

Io consiglierei:

“Per il mio bene” di Ema Stokolma, perché è un libro di rinascita, nonostante le violenze che la protagonista ha dovuto subire fin dalla sua adolescenza.

“L’altra verità” di Alda Merini”, perché narra la sua esperienza sui dieci anni trascorsi in manicomio.

“Il fiore della mia vita” di Osvaldo Martani, perché narra la storia di una sedicenne malata di leucemia che, vede avvicinarsi sempre più la morte.

Mi permetto di consigliare il mio libro perché ha ricevuto un encomio dal Ministero della Cultura di Roma nel 2022.

Ti andrebbe di consigliare ai nostri lettori tre film da vedere? E perché, secondo te, proprio questi?

“Io consiglierei:

“Morte a Venezia” regia di Luchino Visconti perché parla del rapporto tra bellezza fisica e bellezza dell’arte.

“Autunno a New York” regia di Joan Chen perché è una straziante storia d’amore.

“Io e te” regia di Bernardo Bertolucci, perché parla della solitudine di due fratellastri che, dopo un’iniziale antipatia riescono a rappacificarsi.

Ci parli dei tuoi imminenti e prossimi impegni culturali e professionali, dei tuoi lavori in corso di realizzazione? A cosa stai lavorando in questo momento? In cosa sei impegnato che puoi raccontarci?

Sto pensando di scrivere altri racconti.

Dove potranno seguirti i nostri lettori?

Su Facebook e Instagram

Come vuoi concludere questa chiacchierata e cosa vuoi dire a chi leggerà questa breve intervista?

Ogni giorno posto delle poesie su FB che, vi invito a leggere.

Osvaldo Martani

https://collettivoeditoriale.com/libri/langolo-celato-delluomo-osvaldo-martani

Il libro:

Osvaldo Martani, “L’angolo celato dell’uomo”, Collettivo Editoriale – Editoria/&amp, 100, Rome, 2025.

https://www.amazon.it/s?k=Osvaldo+Martani&__mk_it_IT=%C3%85M%C3%85%C5%BD%C3%95%C3%91&crid=1KSH8Q13XYFZQ&sprefix=osvaldo+martani%2Caps%2C115&ref=nb_sb_noss

Osvaldo Martani

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