Il Ministero della Salute, in collaborazione con il Ministero dell’Istruzione dell’Università e della Ricerca e con gli Istituti Zooprofilattici Sperimentali (IZS), presenta un bando di concorso per la partecipazione al progetto didattico su materie inerenti alle scienze veterinarie e principi di igiene: “Il Teatro della salute” pensato e voluto per i bambini delle scuole primarie. Ideata dal Dipartimento della sanità pubblica veterinaria, della sicurezza alimentare e degli organi collegiali per la tutela della salute, la collana editoriale “Il Teatro della salute” presenta una serie di testi teatrali, nati dalla penna di un esperto del linguaggio dei bambini in età scolare e arricchiti, a vantaggio dei docenti, di elementi conoscitivi su molti argomenti delicati e complessi di sanità pubblica. Comunicare un concetto, una ricerca, una verità o un semplice messaggio vuol dire mettere a disposizione una conoscenza, condividere anche uno stato d’animo con l’altro, questo semplice atto porta a una modificazione dell’esperienza di chi accoglie la comunicazione e ad un aumento della consapevolezza. L’impiego del teatro ha una importante funzione educativa e formativa del bambino delle scuole elementari. I bambini “attori” inizieranno questo loro percorso di apprendimento, insieme agli insegnanti, circa due mesi prima della messa in scena. Questo consentirà loro di interiorizzare i contenuti e di approfondire le varie tematiche inerenti ai testi stessi. La collana sarà composta di 10 numeri perché ogni numero avrà il coinvolgimento di uno dei 10 Istituti Zooprofilattici Sperimentali che con la loro “rete” di laboratori pubblici al servizio dello Stato e delle Regioni assicurano, insieme alle altre strutture del Sistema Sanitario Nazionale, la salvaguardia della salute pubblica tramite il controllo degli alimenti di origine animale, l’igiene e lo stato sanitario degli allevamenti zootecnici ed il benessere degli animali. Il progetto è biennale e prevede due edizioni del concorso, una per l’anno scolastico 2013-2014 e una per 2014-2015. Di seguito il piano dell’opera per l’anno scolastico in corso con l’indicazione dei testi già disponibili per tema e fascia d’età e gli IZS di riferimento. www.salute.gov.it
Sicurezza degli alimenti
SICUREZZA DEGLI ALIMENTI, I CONTROLLI SULLA PRESENZA DI RESIDUI NELLE CARNI E NEI PRODOTTI DI ORIGINE ANIMALE Conforme ai parametri di legge la quasi totalità dei campioni esaminati durante il 2013. I campioni che hanno fornito risultati irregolari per la presenza di residui sono stati complessivamente 46 su 38.250. Questo è il dato principale della relazione sui controlli ufficiali, eseguiti in attuazione del Piano nazionale per la ricerca dei residui (PNR) negli animali e nei prodotti di origine animale, come miele, latte, uova. Il PNR è predisposto annualmente dal Ministero della salute sulla base delle indicazioni previste dalle norme europee. Vengono monitorate le sostanze e i residui che potrebbero costituire un pericolo per la salute pubblica, come le sostanze ad effetto anabolizzante e quelle non autorizzate, i medicinali veterinari e gli agenti contaminanti. E’ frutto della collaborazione delle autorità competenti regionali e locali, dei laboratori nazionali di riferimento e degli istituti zooprofilattici sperimentali. Dei 38.250 campioni, 13.850 sono stati analizzati per la ricerca di residui di sostanze appartenenti alla categoria A – sostanze ad effetto anabolizzante e sostanze non autorizzate (36,2% del totale delle analisi) e 24.400 per la ricerca di residui di sostanze appartenenti alla categoria B – medicinali veterinari e agenti contaminanti (pari al 63,8%). Come per gli anni precedenti, anche nel 2013 l’attività: è risultata superiore (del 41,8%) rispetto al numero minimo di campioni da analizzare previsti dalle norme dell’Unione europea (26.969) è risultata superiore (del 13,8%) rispetto al numero programmato dal Ministero (33.608) il 99,88% dei campioni esaminati è risultato conforme ai parametri di legge. Il settore più coinvolto è quello dei bovini (41,3%), in considerazione anche dell’elevato numero di controlli ad esso destinato (17.719 campioni analizzati pari al 43,7% del totale). Un maggiore coinvolgimento è rilevato per il settore latte in ragione dell’emergenza climatica verificatasi nell’estate 2012 che ha comportato un aumento della presenza di aflatossine nel mais e, di conseguenza, nel latte e prodotti derivati. Sono proprio le aflatossine, infatti, che rappresentano le principali sostanze rilevate, modificando in tal modo la tendenza riscontrata negli ultimi anni. Valutando i dati degli ultimi quattro anni si nota una flessione del rilevamento delle non conformità del 45%. Questo conferma che il sistema di controlli in materia di residui è efficace nei confronti del potenziale rischio per la sicurezza alimentare derivante dal pericolo chimico. Il gruppo B3 (altre sostanze e agenti contaminanti) rappresenta la principale causa di non conformità (33%). A seguire, il gruppo B1 (sostanze antibatteriche, comprese sulfamidici e chinolonici) con il 28% e il gruppo B2 (altri prodotti medicinali veterinari) con il 26%. La relazione finale del PNR 2013 prevede solo l’indicazione dei gruppi e/o categorie delle sostanze che sono state ricercate e non riporta dati di dettaglio relativi alla programmazione delle ricerche e alle molecole riscontrate. Questo per evitare di fornire informazioni specifiche ad operatori che, da tali informazioni, potrebbero trovare un’agevolazione nell’utilizzo illecito di alcuni gruppi di sostanze negli animali da reddito. FONTE: Salute.gov.it
Dieci regole per scegliere il dentista
Ecco perchè mangiare tre mandorle al giorno
Le mandorle sono i semi del mandorlo, prodotto tipico siciliano che è entrato a far parte dei prodotti tipici agroalimentari dell’Isola. Rispetto a molti altri alimenti non hanno effetti collaterali se assunte in dosi contenute. I benefici delle mandorle sono davvero tanti ed affascinanti. La concentrazione di proteine, minerali, acidi grassi e amminoacidi rendono auspicabile il consumo di mandorle in una sana alimentazione. Dunque consumare ogni giorno una piccola razione di frutta secca come le mandorle può essere molto utile per il nostro organismo. Contengono grandi quantità di fibre, utili per favorire il transito intestinale e combattere la stitichezza. I micronutriementi presenti in esse, sono un vero toccasana per la memoria e per far risanare i tessuti celebrali, il magnesio presente eliminerà quel senso di spossatezza o di affaticamento presente nei soggetti depressi e/o che soffrono della sindrome premestruale. Chi poteva immaginare che a mangiare 3 mandorle al giorno, si migliora e di gran lunga la qualità della vita di ognuno di noi? Le mandorle sono un alimento che nutre il nostro cervello. Problemi con l’intestino? Scopri l’olio di mandorle: L’Olio di mandorla a base rigorosamente vegetale è fondamentale per le persone che soffrono di disturbi intestinali. Mangiare 3 mandorle al giorno, oppure bere un cucchiaio di olio di mandorle sin dal mattino, appena svegli, aiuterà il vostro intestino a regolarizzarsi. Le mandorle sono ricchissime di oli di alta qualità quali acido oleico e acido linoleico che contribuiscono a ridurre il colesterolo LDL e aumentando l’HDL “colesterolo buono”. L’olio di mandorle è anche utile in caso di smagliature nel periodo della gravidanza o come conseguenza di una dieta ferrea. Le Mandorle sono molto ricche di magnesio, calcio, potassio ed altri minerali di minor rilevanza: rame, manganese, fosforo, ferro e zinco. Sono fonte di Vitamina E, Vitamina B2 e in generale delle altre vitamine del gruppo B, non solo ma ricchissime in magnesio essenziale per molteplici funzioni cellulari soprattutto per il sistema nervoso. Siccome hanno anche molte proteine (20 grammi per etto), sono un cardine dell’alimentazione vegetariana. L’olio di mandorla per esempio è utilizzato in cosmesi e in dermatologia per le sue proprietà idratanti ed emollienti. L’Olio di mandorle dolci è ricco di proteine, sali minerali, vitamina A, e altre vitamine del gruppo B; è un ottimo emolliente, nutriente e lenitivo. Adatto ad ogni tipo di pelle, combatte l’invecchiamento ed è utilizzato soprattutto in caso di pelle secca; utile in caso di morbillo o varicella, dove, il suo effetto emolliente ne attenua il prurito. L’olio di mandirle è anche utile in caso di smagliature nel periodo della gravidanza o come conseguenza di una dieta ferrea. Studi recenti suggeriscono che le mandorle e le noci possono aiutare a controllare i livelli di zuccheri nel sangue e ridurre il rischio di sviluppare la Sindrome Metabolica. Sono ottime a colazione insieme ai cereali oppure con lo yogurt. Ottimo l’abbinamento nelle insalate insieme alle noci oppure nella realizzazione di primi piatti. Fonte Studio Ruggirello
Le regole di Paracelso
I segreti della dieta dash vegetariana
Dieta Dash: funziona?
I consigli principali per seguire questa dieta sono molto semplici: – Consumare molta frutta e verdura. – Preferire latticini magri. – Ridurre l’assunzione di cibi grassi, soprattutto quelli saturi, tipici degli insaccati. – Consumare preferibilmente carne bianca, cereali e pesce. – Ridurre il consumo di carne rossa e di dolci. – Aumentare il consumo di cibi ricchi di magnesio, calcio e potassio.
Dieta Dash, è salutare?
Per seguire la dieta DASH è necessarie consumare giornalmente: – 7-8 porzioni di cereali integrali – 4-5 porzioni di verdura e ortaggi – 4-5 porzioni di frutta – 2-3 porzioni di latticini magri – 2-1 porzioni di carne bianca o pesce – 4-5 porzioni di frutta secca, questa volta a settimana. Questo piano alimentare si attesta sulle 1400-1600 calorie giornaliere. Una volta raggiunto il peso desiderato, si possono raggiungere le 2000 calorie giornaliere. Per iniziare la dieta senza scombussolare troppo l’organismo, si può iniziare col consumare: – Una porzione di verdura per ogni pasto. – Una di frutta per ogni pasto e come merenda. – Ridurre della metà i condimenti. – Consumare 160 gr di carne al giorno – Aggiungere più legumi al menù della settimana – Consumare uno yogurt magro a merenda, inter cambiandolo con la frutta. Fonte medicina33.info
Vegano è bello , moda salute o business
Etica, salute e moda spingono sempre più persone ad abbracciare la dieta vegana. Risponde la dottoressa Roberta Bartocci, nutrizionista vegana, che ha ideato la figura profezzionale della Vegcoach™ Il popolo dei vegetariani e soprattutto dei vegani aumenta e lo fa a vista d’occhio: non c’è quasi ormai più un ristorante che non proponga un menù ad hoc e pressocché tutti i programmi tv dedicati alla cucina offrono consigli per preparare piatti a base vegetale. Molti anche molti vip, da Gwyneth Paltrow a Leonardo di Caprio, passando per Jovanotti hanno deciso di “convertirsi” a questo stile alimentare, chi in nome di un maggior rispetto per l’ambiente e gli animali, chi per questioni di salute, chi soltanto perché “essere veg” è chic. Ma cosa significa essere vegani? E perché lo si diventa? “Le motivazioni sono varie e soggettive, anche perché non si tratta di una religione, ma di una scelta personale” risponde la dottoressa Roberta Bartocci, nutrizionista e Vegcoach™ una figura professionale ideata da lei stessa (e depositata con tanto di marchio ), specializzata nell’assistenza a privati e aziende nei loro percorsi verso il mondo veg. Lei, che proviene da una famiglia di allevatori e macellai, spiega come e perché si diventa vegani.
Obesità
L’obesità, uno dei principali problemi di salute pubblica, è causata nella maggior parte dei casi da stili di vita scorretti; è quindi una condizione ampiamente prevenibile L’obesità è una condizione caratterizzata da un eccessivo accumulo di grasso corporeo, condizione che determina gravi danni alla salute. E’ causata nella maggior parte dei casi da stili di vita scorretti: da una parte, un’alimentazione scorretta ipercalorica e dall’altra un ridotto dispendio energetico a causa di inattività fisica. L’obesità è quindi una condizione ampiamente prevenibile.
Fusilli con melone
Ingredienti per 6 persone:
600 g di fusilli, un melone, 100 g di gorgonzola, 100 g di pecorino primo sale, 40 g di pinoli, 2 rametti di timo, 3 rametti di prezzemolo, 6 foglie di menta, 10 fili di erba cipollina, olio d’oliva, sale, pepe q.b.
Procedimento
Lessare la pasta, scolarla al dente e raffreddarla sotto il getto d’acqua corrente per fermare la cottura, unire 2 cucchiai di olio. Tostare in un padellino i pinoli. Pulire il melone, metterlo a pezzetti in una ciotola, unire tutti gli ingredienti, sforbiciare l’erba cipollina, mescolare una manciata di pepe e lasciar riposare 10 minuti.
È buona anche il giorno dopo. Quindi è uno di quei piatti che si può benissimo preparare in anticipo.
Giubileo della Misericordia, First Aid Pass per l’accesso gratuito alle prestazioni sanitarie urgenti
I pellegrini che giungono in Italia per il Giubileo della Misericordia provenienti da Paesi che non hanno accordi in materia sanitaria con l’Italia (consulta la lista dei Paesi) possono beneficiare, dietro il pagamento di un contributo volontario di 51 euro, del First Aid Pass che consente loro l’accesso gratuito alle cure urgenti (prestazioni che non possono essere differite senza pericolo per la vita o danno per la salute) erogate dalle strutture ospedaliere del Servizio Sanitario Nazionale, pubbliche o private accreditate a contratto. Per consentire ai pellegrini interessati il pagamento del contributo volontario (previsto dal D.L. 78/2015) e il rilascio del First Aid Pass, il Ministero della salute ha sviluppato un’applicazione web con tutte le informazioni utili. L’applicazione consente al pellegrino di effettuare il pagamento online esclusivamente con carta di credito e solo dopo aver compilato un modulo con le informazioni relative al periodo del soggiorno, ai dati anagrafici e all’indirizzo e-mail. A fronte del pagamento, il pellegrino può stampare e ricevere, alla e-mail indicata, il First Aid Pass che contiene il codice identificativo univoco personale assegnato automaticamente dalla applicazione, oltre a tutte le informazioni da lui stesso fornite durante la compilazione del modulo online, compreso il numero di passaporto. Il First Aid Pass è personale, è valido solo sul territorio italiano e non può essere ceduto. Per accedere alle prestazioni urgenti, il pellegrino dovrà recarsi direttamente al Pronto Soccorso ospedaliero o, nei casi più gravi, potrà telefonare al numero unico per l’emergenza sanitaria 118 per chiedere un intervento di soccorso. Nel momento in cui si recherà presso le strutture ospedaliere del SSN, il pellegrino dovrà esibire il First Aid Pass (che può essere salvato anche su dispositivo mobile) e il passaporto, per poter usufruire gratuitamente delle prestazioni urgenti. In caso di accesso al Pronto Soccorso per prestazioni non urgenti, il pellegrino dovrà pagare la prestazione secondo il nomenclatore tariffario delle prestazioni ambulatoriali adottato dalla Regione, anche nel caso abbia presentato alla struttura ospedaliera il First Aid Pass. I pellegrini senza First Aid Pass sono tenuti a corrispondere le tariffe regionali per le prestazioni fruite anche in urgenza. Per gli operatori delle strutture sanitarie del SSN è stata sviluppata una applicazione web per verificare la validità del codice identificativo univoco contenuto nel First Aid Pass. Inoltre, è stato sviluppato un applicativo che sarà fornito allo sportello del pellegrino, sito in Via della Conciliazione a Roma, al fine di fornire assistenza a pellegrini che possono aver smarrito il First Aid Pass. L’applicativo consente all’operatore di poter ristampare o trasmettere via e mail il First Aid Pass. Per qualsiasi informazione, i pellegrini possono scrivere direttamente alla e-mail dedicata infopass@sanita.it. E’ infine disponibile un sito tematico dedicato al First Aid Pass, www.salute.gov.it/iubilaeum, inizialmente in lingua italiana e inglese e successivamente anche in lingua francese e spagnola, in cui è possibile consultare tutte le informazioni necessarie. Per approfondire: gli opuscoli (italiano, english) il modulo di richiesta on line l’applicazione web per verificare la validità del First Aid Pass il sito dedicato al First Aid Pass Fonte: salute.gov.it
Cura dei capelli: capelli grassi e capelli secchi e fragili. Capelli che cadono
Una fluente, lucente capigliatura è spesso frutto di attente cure e di una alimentazione sana ed equilibrata. Una folta e ricca chioma rappresenta da sempre un attributo di bellezza e di fascino senza uguali; conoscere la struttura del capello e come curarlo è essenziale per conservarne la salute. Il capello si compone di tre strati sovrapposti: il più esterno, la cuticola, è composto da cellule piatte, lisce, sovrapposte le une alle altre come le tegole di un tetto, che fungono da scudo protettivo. La giusta disposizione di queste cellule è essenziale per il benessere del capello: se non aderiscono più tra loro, tutta la capigliatura perde lucentezza e diventa difficile da pettinare (l’uso eccessivo di tinture, permanenti e trattamenti aggressivi sul capello può portare a questa situazione). Il secondo strato, detto corteccia, forma il 90 per cento della massa capillizia ed è composto da fibre più allungate, ricche di cheratina, sempre sovrapposte le une alle altre, che danno flessibilità al capello. È qui che si determina il colore. Lo strato più interno, detto midollo (o medulla) è formato da cellule che contengono ancora tracce di cheratina, disposte però in file separate da spazi d’aria. Nei capelli femminili spesso questo strato è molto sottile o addirittura mancante. Il capello ha una parte visibile, detta fusto, e una nascosta, la radice, che affonda nel follicolo pilifero, alla base del quale si trova la papilla, sede della vascolarizzazione e della nutrizione del capello. Lungo il follicolo è innestata la ghiandola sebacea, che produce sebo. La radice si divide in due parti: la più profonda, detta bulbo, la più superficiale, vicino al fusto, detta zona cheratogena,. Il capello nasce quindi nella papilla e, attraverso il follicolo, sale verso la superficie; durante questo viaggio le cellule che lo formano si saturano di cheratina e, quando incontrano la ghiandola sebacea, anche di sebo. Questo elemento è molto importante per la protezione del capello in tutta la sua lunghezza poiché lo difende dall’inaridimento. Nella crescita del capello si alternano fasi di attività a periodi di riposo. Per arrivare alla cute impiega una media di due mesi e per raggiungere il massimo della sua lunghezza circa tre anni. Segue una lunga fase di riposo, terminata la quale il capello cade, mentre nel follicolo se ne forma uno nuovo. Mediamente ha vita variabile dai cinque ai sette anni e cresce da un minimo di dieci centimetri a un massimo di venti centimetri per anno. Di norma si hanno dai centomila ai cento-cinquantamila capelli ed è fisiologico perderne da 50 a 100 al giorno. La densità follicolare dei capelli sulla cute, lo spessore, la durata dipendono da razza a razza, da persona a persona. L’avere capelli sani e folti è la risultante di molteplici fattori: ereditarietà, salute, uso corretto o meno di prodotti chimici e tinture, stress. Spesso, peraltro, anche se si dedicano ai capelli attenzioni e cure, si hanno dei problemi: eccesso di grasso, aridità, forfora, fragilità, caduta. Capelli grassi. Quando la produzione di sebo è eccessiva, i capelli hanno un aspetto lucido e untuoso. Ma non si tratta solo di un problema estetico: l’eccesso di grasso ottura i follicoli come un tappo e soffoca il capello, determinandone a lungo andare fragilità e precocità di caduta; inoltre favorisce l’insorgere della forfora. La seborrea si manifesta spesso in età puberale, quando facilmente la pelle tende al grasso. In età adulta questo disturbo può essere legato a cause interne o esterne. È di competenza del medico la diagnosi di eventuali cause interne, legate, comunque, allo stress psicofisico e spesso a un’alimentazione scorretta, troppo ricca di zuccheri. Tra le cause, esterne, spesso una delle più frequenti è l’uso di detergenti troppo sgrassanti, che danno risultati opposti a quelli desiderati. Se inizialmente, infatti, eliminano l’unto, con il tempo stimolano le ghiandole sebacee a produrre grasso in quantità sempre maggiore. Per combattere la seborrea è molto importante una igiene scrupolosa del cuoi capelluto: è bene quindi utilizzare shampoo di buona marca, specifici per questo disturbo, ma non troppo aggressivi. Si trovano buoni prodotti a base di ortica bianca, argilla, cappuccina, crescione o altre sostanze, di solito di origine vegetale, note per le loro proprietà assorbenti e astringenti. Esistono anche ottimi trattamenti speciali (fiale o impacchi) da effettuare una o più volte la settimana. Capelli secchi. Difficilmente questa anomalia è dovuta a cause interne (che comunque sono da ascrivere a squilibri endocrini, mancanza di vitamine o di minerali). Di solito, infatti, i capelli diventano secchi perché sottoposti a trattamenti inadatti: per esempio tinture e permanenti ripetute effettuate a distanza troppo ravvicinata; asciugature con phon troppo caldo; shampoo troppo forti. Anche in questo caso innanzi tutto bisogna adoperare shampoo delicati e trattamenti reidratanti e nutrienti: i migliori sono a base di hamamelis, calendula, oli vegetali. Un ottimo rimedio casalingo consiste nell’ungere i capelli, una volta ogni due settimane, con alcuni cucchiai di olio extravergine di oliva, per alcune ore. Ancora meglio, eseguire questo trattamento prima di dormire, coprendosi il capo con un foulard di cotone. Capelli con forfora. La forfora non è altro che un insieme di cellule morte. Anche sul cuoio capelluto, come nel resto del corpo, la pelle si rigenera in superficie e le cellule nuove “rimuovono” quelle vecchie. Se però questo processo si verifica troppo velocemente, le cellule rimosse non hanno avuto ancora il tempo di completare il loro ciclo, non sono ancora diventate impalpabili come polvere, ma si staccano a gruppi consistenti, visibili a occhio nudo, la forfora, appunto. Sulle cause non si hanno ancora certezze: è comunque accertato che i disturbi digestivi, lo stress e gli squilibri ormonali ne favoriscono la comparsa, stimolando la super-attività di un particolare microorganismo, già presente nel cuoio capelluto, che a sua volta mette in moto il meccanismo di esfoliazione rapida delle cellule. Per combattere la forfora il rimedio principale è una accurata igiene dei capelli, che devono essere spazzolati almeno due volte al giorno. Occorre anche lavarli ogni quattro o cinque giorni almeno con shampoo cosmetici o medicati di buona marca, a base di piante selezionate o di derivati di zolfo e iodio, ad azione antibatterica. Non mancano i trattamenti specifici in fiale o lozioni. Quando si ha la forfora è bene limitare al massimo l’uso di cappelli, foulard e pettinature che non lasciano respirare i follicoli. Capelli fragili. I capelli diventano fragili quando per lungo tempo subiscono trattamenti traumatici, come i bigodini, che li tirano troppo, o l’uso eccessivo di permanenti, tinture, stirature. I capelli fragili si spezzano facilmente e spesso hanno doppie punte: per queste ultime il rimedio migliore è un taglio moderato. Gioverà anche uno shampoo a base di rosmarino e arnica e fare impacchi una volta la settimana, con prodotti specifici in vendita in profumeria o con rimedi casalinghi. Tra questi il più noto è l’impacco di due uova sbattute da stendere sul cuoio capelluto a piccole dosi, da tenere per mezz’ora con l’aiuto di un foulard. Capelli che cadono. Quando la caduta dei capelli non è fisiologica, ma abbondante e, soprattutto, non vi è ricrescita, si ha una situazione di ipotricosi. Questa può degenerare in alopecia, la perdita cioè parziale o totale dei capelli. In passato questo disturbo colpiva solo gli uomini e le donne oltre i 60 anni, mentre oggi si osserva che l’eccessiva caduta dei capelli con scarsa ricrescita affligge il 25 per cento delle donne già verso i 40/50 anni. Le cause del problema sono numerose, ma non è stato ancora chiarito bene il meccanismo che porta all’indebolimento della matrice del capello fino all’atrofizzazione. Senza dubbio però incidono fattori genetici, stati di esaurimento psico-fisico, assunzione prolungata di tarmaci, squilibri ormonali ed eccesso di sebo sul cuoio capelluto. Negli ultimi quindici anni sono state messe a punto molte sostanze capaci di stimolare la matrice del capello; in particolare si sono presi in considerazione Ì muco-polisaccaridi e i loro derivati, che hanno un’azione antiforfora, antigrasso e stimolano la circolazione sanguigna. Queste sostanze vengono impiegate sotto forma di fiale o lozioni. Per le terapie d’urto si associa all’impiego locale di mucopolisaccaridi anche la laserterapia , che consente una penetrazione migliore dei tarmaci. Nella scelta degli shampoo è meglio preferire quelli a base di estratti vegetali, per esempio catrame vegetale di betulla, cedro, bardana, ortica. Un rimedio casalingo di una certa efficacia consiste nel versare il succo di un limone fresco sul cuoio capelluto, goccia a goccia (non è necessario far seguire subito dopo lo shampoo). Igiene dei capelli Un buono shampoo non deve aggredire i capelli : è un prodotto che bisogna scegliere con cura e sul quale non economizzare. Per detergere accuratamente i capelli sono necessario alcune attenzioni: l’acqua, per esempio, è spesso troppo calcarea e sarebbe meglio applicare un filtro al rubinetto. Deve essere calda, ma non troppo, durante tutte le fasi del lavaggio, ma ricordate che è un’ottima cura Forfora, fragilità, eccesso di sebo: tutte anomalie del capello a cui si può porre rimedio con trattamenti specifici. Succo di limone o aceto usare acqua tiepida o fresca durante l’ultimo risciacquo: attiva la circolazione sanguigna. Prima di lavare i capelli bisogna sbrogliarli delicatamente con una spazzola, per togliere sia i nodi sia le cellule morte e il grasso in eccesso. Durante il lavaggio bisogna evitare di insistere con le unghie sui punti che danno prurito, ma adoperate sempre e solo i polpastrelli, con dolcezza. Se volete rendere lucidi i capelli, durante l’ultima fase del risciacquo non usate il getto della doccia, ma diluite il succo di mezzo limone o due cucchiai di aceto in una bacinella. A lavatura finita, tamponate i capelli con dolcezza, utilizzando un asciugamano di spugna, senza strizzarli e senza comprimerli in un turbante. Ricordate che, quando sono bagnati, i capelli sono nella situazione di maggiore vulnerabilità: non vanno tirati, ne sbrogliati, ne traumatizzati in alcun modo prima che siano diventati umidi. Solo allora, con un pettine, potete sciogliere i nodi e procedere alla messa in piega. Due parole a parte meritano spazzola e pettine. La prima dovrebbe essere di setola animale (cinghiale o maiale), non troppo dura, da usare due volte al giorno, mattino e sera, per massaggiare e pulire il cuoio capelluto. Se riuscite, spazzolatevi i capelli tenendo la testa all’ingiù: il sangue affluirà copioso, con grande beneficio per la vostra capigliatura. Il pettine non dovrebbe essere di plastica o di gomma, ma di legno, a denti radi. Massaggio ai capelli Altra buona norma di igiene per i capelli è il massaggio, pratica però un po’ trascurata: eseguita quotidianamente rinforza i capelli, li rende più belli e sani perché, stimolando la circolazione, provoca un afflusso di sostanze nutritive ai bulbi piliferi. Il massaggio deve essere eseguito per circa 10 minuti con entrambe le mani aperte, usando solo i polpastrelli, con movimenti circolari, decisi, passando in successione tutte le zone del capo, dalla nuca alle tempie, all’attaccatura dei capelli. Il miglioramento dell’aspetto e della salute dei capelli anche dopo poco tempo di questo trattamento quotidiano è sorprendente. Asciugatura e messa in piega II modo migliore per asciugare i capelli sarebbe all’aria aperta, sotto il sole, oppure in un ambiente riscaldato, d’inverno. Molte donne seguono questo metodo perché hanno la permanente e non c’è quindi necessità di dare una struttura precisa alla pettinatura. Se però c’è bisogno di dare una linea ai capelli, si può scegliere tra il brushing (cioè spazzola e phon) e la classica messa in piega con bigodini. II brushing è un sistema molto diffuso, che richiede una certa abilità, ma si impara subito. L’importante è non avvicinare troppo il phon alle ciocche di capelli e non tirare troppo le ciocche stesse con la spazzola. Il calore del phon sul capello bagnato può essere dannosissimo e arrivare addirittura a romperne le fibre interne. La messa in piega classica si effettua avvolgendo le ciocche di capelli su bigodini più o meno grossi, a seconda dell’ondulazione che si vuole ottenere. Anche in questo caso bisogna stare attente a non tirare troppo i capelli. Per l’asciugatura sono consigliabili i piccoli caschi di uso domestico, o le “cuffie” gonfiabili da applicare al phon, più pratiche e maneggevoli. fonte: medicina33.com