#FATTIESTRAFATTI: SIAMO RIMASTE NUDE NELLO SPECCHIO, IL RUOLO DELLE DONNE NELLA RACCOLTA DI EMILIA TESTA
Carissimi lettori, rieccomi con la mia seguitissima rubrica #fattiestrafatti. Oggi sono in compagnia della poliedrica scrittrice Emilia Testa. La sua ultima raccolta di racconti si intitola: “Siamo rimaste nude nello specchio” per GIOVANE HOLDEN EDITORE.
Nata a Napoli, attualmente vive a Ravenna. Ha studiato cinema e drammaturgia al DAMS di Bologna. A Ravenna collabora come visual merchandising per alcune aziende di moda. Amante della letteratura e della poesia, quale mistero inesauribile della vita, scrive racconti e testi poetici, curando le parole, come un miniaturista, facendone storie di donne, di sentimenti, di stati d’animo, di paesaggi, di città, di digressione. È amante della musica jazz e dell’arte contemporanea, adora la montagna, ma vorrebbe vivere nel centro di Milano. Dal 2017 ha riportato numerosi successi in diverse rassegne poetiche e letterarie. Recentemente si è aggiudicata il primo posto nei Concorsi nazionali: Stabia in versi, a Castellamare di Stabia, Io racconto, ad Alfonsine (Ravenna) e Clepsamia, a Milano. Ha all’attivo varie pubblicazioni in diverse, prestigiose, antologie di racconti e di poesie. Nel 2021 ha visto la luce la sua prima raccolta poetica “La logica del cuore – Ho scritto ti amo e tante altre parole sconnesse”, per la casa editrice Dantebus. Ad aprile 2023 ha pubblicato il suo secondo libro “Siamo rimaste nude nello specchio”, per la casa editrice “Giovane Holden”, una raccolta di racconti che riflette sul ruolo delle donne e che affronta temi sociali e civili per un mondo più libero, dove tutti e tutte siano, in primis, liberi di amarsi.
Il fil rouge delle cinque storie che compongono la raccolta “Siamo rimaste nude nello specchio” è ascrivibile a un cammino, diradato e faticoso, nel mondo femminile, nei sentimenti, nella scoperta dell’amore. In ognuna delle cinque protagoniste, il cui nome dà il titolo ai rispettivi racconti, domina la solitudine, a volte evidente, altre volte camuffata in un controcanto cinico fatto di disincanto. L’incontro con un’altra donna diviene speranza di rinascita, sempre. Anche quando l’amore è quella nota disturbante, inattesa, che irride al nostro io indistruttibile e non lascia alternative al vivere. Come avviene ne “Il caso Valeria M.”, un racconto attraversato da slanci visionari, dove impera il conflitto tra amore e istituzione, tra natura e ragione. Ne “La rabbia di Ester” l’amore si rivela effimero, la Dulcinea tanto sognata non riesce a ricambiare le aspettative della giovane protagonista, Ester, che si perde negli intrecci e nei tormenti della sua mente. In “Marta (o il grande boh)” la ricerca della propria identità sessuale, sempre evocata ma mai realizzata del tutto, ha l’urgenza di un diario che diventa gesto di protesta, verso il mondo, verso se stessi. Spesso l’adolescenza, età in bilico tra il sole e l’uragano, diventa il malessere della felicità, quando ti senti in balia delle decisioni dei grandi. Come avviene ne “Il sogno di Laura”, dove l’avversione verso un ambiente che si percepisce ostile, si stempera grazie a un volto nuovo. Ma l’amore può essere anche incanto, una visione riconoscibile lungo i chilometri ripetitivi e noiosi di un’anima inquieta. Come accade alla protagonista de “L’incanto di Roberta”: una sconosciuta, un sorriso, la fa incespicare in un sogno.
- Benvenuta Emilia a questa mia rubrica #fattiestrafatti. Prima domanda di rito: Quanto sei #fattaestrafatta di pensieri da mettere su carta?
Grazie, cara Daniela, anzitutto ti dico che sono molto contenta di ritrovarmi qui, a parlare con te. Grazie del tuo invito. Direi, per rispondere alla tua domanda, che sono “fatta” di intenti. Il primo è quello di creare, mentre ti rispondo, una politica delle alleanze e delle somiglianze tra donne, ma non solo, perché vorrei riconciliare anche gli uomini con la realtà del femminile, fatta di trame intricate. “Strafatta” per creare un sodalizio con chi mi legge, per imparare insieme a desiderare, senza confini. Avere un’anima inquieta, che è poi la stessa che hanno le mie protagoniste.
- “Siamo rimaste nude nello specchio” è un affresco sincero sui sentimenti femminili, una raccolta di racconti che esamina il mondo femminile attraverso le scelte scomode e non convenzionali delle protagoniste, scelte che riguardano anche la sfera e gusti sessuali. Il titolo è molto interessante, ma qual è il suo reale significato?
Sì, è una somma di storie: di donne, ma anche di uomini, sebbene le figure maschili appaiano più secondarie, forse negative nel loro pensare “datato”, vittime a volte del patriarcato, ma anche vittime, talvolta, di un sistema consortile fatto di quieto vivere. Queste donne, ne sono cinque, e sono le vere protagoniste, ma in realtà ne sono tante di più, sono donne in cammino, impattano, a un certo punto, in un qualcosa, o in una persona, che le aiuta a individuare sé stesse. Scegliere di intitolare il libro così, (con un evidente errore grammaticale si dovrebbe dire “davanti allo specchio”, anziché “nello specchio”) è stata una scelta voluta. Da ragazzina avevo letto “Alice”, di Lewis Carrol, la bambina che, anche attraverso vari film, abbiamo imparato a conoscere un po’ tutte e tutti.
Ebbene, Alice non riesce a guardarsi allo specchio, non ritrova in esso i suoi contorni, la propria immagine di donna che lei sente molto più vicina alla figura paterna, di cui vorrebbe seguire le orme, che a quella materna. Ma la gente non fa altro che dirle che una ragazza non può essere capitano. Alice non si rassegna, anzi ha coraggio e stima di se, e con estrema sincerità si lancia nello specchio. Va a ritrovare il suo passato, e capisce che non può recuperarlo, il passato è passato. Ma può rileggerlo e comprenderlo, alla luce di quella che lei è diventata, e quel vissuto apre uno spiraglio nella sua anima. Ho pensato che anche le mie donne, mentre scrivevo, si potessero liberare attraverso stralci di vita nuova, potessero emergere tra le righe, con una nuova carica vitale, con un desiderio di essere amate, e, soprattutto, capite, attraverso occhi e braccia amiche. L’amore verso un’altra donna è quasi un accadere casuale alla vita di ognuna, è quel desiderio dai confini indistinti, è la colla di solidarietà tra donne, la fine di ogni ansia di controllo.
- Le donne nella nostra società: Nude, vestite, avvilite, agguerrite, timorose, coraggiose, sfruttate, emancipate. Quale di questi aggettivi condividi o preferisci?
Credo che coraggiose sia il termine più adatto. Certo, a volte anche agguerrite, per forza di cose, sebbene il termine rimandi alla guerra e, in termini di rivendicazione dei propri diritti, non l’amo molto, soprattutto di questi tempi. Però, tante volte avvilite, perché non comprese, sminuite nel loro ruolo sociale, predestinate a una vita finta. Eppure molte di loro ci entrano davvero a restare nude in quello specchio, alla luce della propria paura, una paura che diventa promemoria di rinascita. Le donne, Daniela, portano dentro una grande ricchezza, ma spesso non hanno nessuno con cui dividerla, e restano vittime di una misteriosa speculazione. Ho la sensazione che, oggi più che mai, le donne non sanno più dove convenga posarsi e deporre il proprio uovo di cuculo.
- La tua scrittura è meticolosa, attenta, priva di inganni ammiccanti verso il lettore. Come coltivi questa tua passione e quanto, a volte, può essere #fattaestrafatta di stanchezza?
Ti ringrazio per questa domanda. Sì, mi è stato detto più volte. Sarà che vengo dalla poesia, e la poesia mette ogni sensazione in metafora, suggerisce ma non ammicca. Ed ha una grande forza liberatoria. Ho capito che questo modo di scrivere crea un legame tra chi legge e le protagoniste del libro, e proprio tramite parole evocative, misurate, ma, a tratti taglienti, spingo i miei lettori, le mie lettrici, ad esplorare le proprie emozioni più intime, a scoprire anche un po’ di sé stessi/e nello specchio delle parole. Lo sguardo attento al dettaglio, e la voglia di catturare l’essenza del mondo intorno a me, mi costa fatica, la ripetizione di piccoli sforzi quotidiani. La fatica di dire anche molte verità scomode, e, come diceva Ovidio, “Niente è meno faticoso dello stare zitto”.
- Parliamo delle protagoniste di questa raccolta. Roberta, Federica, Valeria, Marta, Ester. Chi sono?
Sono creature a tratti inventate, a tratti iper reali. In esse convogliano alcune amicizie, vere o virtuali, tante donne alla cui storia mi sono affezionata, anche se, nel narrare la loro vita, il loro male di vivere, ho notato spesso delle reticenze. Reticenze che nel libro sono figuratamente araldiche, visto che io sono pronta a raccontarle per loro. Roberta, Federica, Marta, Ester, Laura, sono me, e io, Emilia, sono loro, scrivere di loro è scrivere di me. Volevo un libro a tematica Lgbt che fosse centrato sul mondo femminile, di libri sull’omosessualità maschile ce ne sono tanti, gli uomini, da sempre, hanno più coraggio ad esporsi. Ho scritto di donne lesbiche, trivellando in profondità, senza paura. Per attivare in loro un cambiamento. Perché ogni persona deve seguire le proprie inclinazioni sessuali, e quelle del cuore, deve assistere, in modo realistico, allo spettacolo della propria vita. Certo, qualcuna delle mie eroine, mi piace chiamarle così, anche se sono donne dalla vita normale, non riuscirà a venir fuori da quello stato di ubriacatura “passionale-moralistica”, e si perderà lungo la strada. Ma mai, scrivendone, io mi sono dimenticata di amare anche loro.
- Sicuramente sono donne non omologate e tu hai raccontato senza timore l’omosessualità femminile. Quanto cammino c’è da fare per una vera libertà e identità sentimentale?
Credo ci sia ancora tanto da fare, da dire. Ecco perché le donne, etero, lesbiche, bisessuali, asessuali, non devono più sussurrare, nascondersi, contraddirsi. Purtroppo molta gente è ancora ostile a un discorso di parità di genere, di libertà dell’individuo. Ancora oggi, per molti ragazzi e ragazze omosessuali, vivere in clandestinità la propria sessualità è una scelta obbligata, soprattutto in questi tempi che vanno sempre più verso una deriva tradizionalista che affievolisce il proprio coraggio. Ma il cambiamento nasce proprio dalla verità, anche quella più compromettente. Le donne soprattutto devono rimettere in circolo le loro aspettative, le loro consapevolezze, la loro identità, in una forma più nuova e lucente. Anche se ammaccata, ognuna di noi ha il proprio spazio segreto fatto di desideri, di forme e colori.
- Le emozioni imperversano in questa tua fatica letteraria. Quanto hai sottratto e quanto, invece, hai aggiunto a riguardo di queste emozioni durante la scrittura?
Ho cercato di sottrarre il troppo coinvolgimento interiore, ecco perché sono riuscita a scrivere delle storie spiazzanti e sincere, a tratti brutali, e mentre scrivevo, facendo anche una sorta di personale coming out, mi sono scagliata lontana, e appartata da tanti rumori, da una vita convulsa e insieme indifferente. quella che poi viviamo un po’ tutti, e tutte. “Che assurdità”, mi dicevo, “voler vivere così da solitaria, mentre si scrive”. Eppure ho capito che l’isolamento è il mio stato naturale quando scrivo, solo così riesco a cogliere qua e là i tratti di una mirabile somiglianza con i miei personaggi. Mentre narravo le loro storie vedevo le mie donne che ammiccavano tra di loro, talvolta si nascondevano, in silenzio, in altri momenti riproducevano a memoria i miei pensieri. E venivano fuori i loro contorni, le loro voci, i cieli sotto i quali vivevano, il grigio del centro elegante, il verde disagiato di tante periferie. Ecco, proprio la forzata solitudine mi ha spinta a raccontare di sentimenti, di amore tra donne, dei tanti pregiudizi ancora presenti tra noi, che spesso (quando raramente accade) vengono raccontati in modo sommario.
- Quali sono i tuoi progetti futuro in campo letterario?
Ho messo mano, da qualche mese, a un altro sogno, un romanzo vero e proprio. Intendo sempre portare avanti le tematiche lgbtq, stavolta sia al femminile che al maschile. Sarà ambientato a Napoli, questo lo so, gli anni saranno quelli tra i ‘70 e gli ‘80. L’io narrante sarà sospeso o sospesa (non svelo troppo) tra politica, fatta di pacifismo e di lotta, amicizia, scoperta della propria scandalosa sessualità, famiglie distopiche, fuga dai cliché, in una città in pieno cambiamento, quando si credeva che qualcosa di favoloso si sarebbe avverato. In una profondità di visione che avrebbe portato a una rinascita totale. Chissà se mai c’è stata quella rinascita tanto auspicata dai giovani di quegli anni. Chissà se mai ci sarà.
- L’ultima domanda, sempre di rito: Tre aggettivi per descriverti.
Sai, ti racconto una storia: anni fa, a casa di mamma, in un tascapane che usavo al liceo, avevo trovato, tra vecchi fogli sbiaditi e una penna bic, anche un biglietto stropicciato, c’era scritto “tu sei una ragazza sognatrice, ma troppo volitiva, e troppo indipendente, per me. Io non posso stare con te, anche se ti voglio bene”. Mi ero ricordata immediatamente di quel biglietto: me l’aveva scritto un ragazzo, di qualche anno più grande di me, col quale avevo avuto una breve liason. C’ero rimasta male. Sentivo di essere deludente per tutti, a quei tempi, troppo diversa, troppo mentalmente avanti… Anche per quel ragazzo che si chiamava Salvatore, me lo ricordo bene.
- Un grande in bocca al lupo Emilia.
Grazie mille, Daniela, evviva il lupo. Grazie perché parlare con te è stato come parlare ad un’amica, un incontro spontaneo, allegro e cordiale. Mi sono sentita così a mio agio che ho detto tutto quel che mi passava per la testa.
Ringrazio la bravissima Emilia Testa e non vedo l’ora di leggere un suo romanzo.
In basso il link di acquisto della raccolta “Siamo rimaste nude nello specchio”.
https://www.amazon.it/Siamo-rimaste-nude-nello-specchio/dp/B0C2S8RTJC
DANIELA MEROLA