Conservatorio Alessandro Scarlatti “Sogno di Mezza Estate e Altre Sinfonie” l’8 marzo 2025 ore 20.30 al Teatro Politeama Garibaldi

da | 07 Marzo 2025 | Eventi, Musica

Ingresso libero sino ad esaurimento posti

Palermo 4 marzo 2025 – Il Conservatorio Alessandro Scarlatti continua con successo le attività. In programma giorno 8 marzo alle ore 20.30 il concerto “Sogno di Mezza Estate e Altre Sinfonie” con la Classe di Esercitazioni Orchestrali del Conservatorio Alessandro Scarlatti suona Mendelssohn e Tchaikovsky e la direzione del M° Ottavio Marino.

Piotr Ilic Tchaikovsky

 (Votkinsk 1840 – San Pietroburgo 1893)

Sinfonia n. 4 in Fa minore op. 36 

1 Andante sostenuto. Moderato con anima

2 Andantino in modo di canzona

3 Scherzo. Pizzicato ostinato

4 Finale. Allegro con fuoco

Felix Mendelssoohn Bartholdy

(Amburgo 1809 – Lipsia 1847)

Scherzo da Sogno di una notte di mezza Estate op. 61

Sinfonia n.4 in La maggiore op.90 Italiana

1. Allegro vivace 

2. Andante con moto 

3. Con modo moderato

4. Saltarello. Presto

Note di Sala

Piotr Ilic Tchaikovsky

 (Votkinsk 1840 – San Pietroburgo 1893)

Sinfonia n. 4 in Fa minore op. 36

  1. Andante sostenuto. Moderato con anima
  2. Andantino in modo di canzona
  3. Scherzo. Pizzicato ostinato
  4. Finale. Allegro con fuoco

Assieme alla quinta e sesta, la quarta Sinfonia di Tchaikovsky è tra i lavori più eseguiti del repertorio russo. La forza trascinante che emerge, sin dall’esposizione degli elementi ritmici introduttivi, è dirompente e contiene in sé tutto il materiale tematico che verrà sviluppato nel primo movimento. « L’ introduzione contiene il germe di tutta una vita… e la vita è un’ininterrotta alternativa di dura realtà…». Così scriveva il maestro russo alla sua amica Nadezda Filaretovna von Meck dedicataria del lavoro – scritto nel 1877/1878 – e ricca mecenate non solo di Tchaikovsky ma di altri musicisti russi.  Il primo movimento risalta per il carattere inquieto, caratterizzato dalla croma puntata nel tempo debole del valzer in 9/8 e che spinge l’ascoltatore in un vorticoso stato di ansia che si acquieta a tratti in leggiadre volate di quintine e definitivamente nel finale; quando la sincope drammatica lascia il posto alla ricapitolazione degli elementi introduttivi e soprattutto apre allo scorrere tranquillo del tempo composto. Il secondo movimento ci conduce ad una canzone dai tratti popolari, nostalgici e tipicamente russi (e tipicamente qui non sta tanto ad indicare una caratteristica melodica solo in parte riconoscibile per il tratto nazionale, piuttosto per l’uso che di quell’elemento ne è stato fatto uso in altri ambiti di comunicazione e che nell’immaginario comune poi è diventato tipico) meglio evidenziati quando il tema, dall’iniziale esposizione con l’oboe, passa ai violoncelli. Il terzo movimento è come dice lo stesso autore un arabesco capriccioso che smorza l’andamento introspettivo dei primi due; mentre il vorticoso finale riconduce alla gioia o all’invito di una festa popolare per dimenticare, ebbri, i tormenti e così dimenticarci. La vita in fondo è bella dice Tchaikovsky, tuttavia quasi in modo sinistro alla fine ricompare il tema iniziale del destino come monito marmoreo a quanto esiste di effimero. 

Felix Mendelssoohn Bartholdy

(Amburgo 1809 – Lipsia 1847)

Scherzo da Sogno di una notte di mezza Estate op. 61

I dieci pezzi che compongono le musiche di scena dell’omonima commedia shakesperiana furono unitariamente assemblati nel 1842 e portati in pubblico nel 1843 con la dedica al re di Prussia Federico Gugliemo IV. Ma il primo brano della serie, l’Ouverure, era stato già scritto come brano indipendente quando nel 1826 Mendelssohn aveva appena 17 anni. Lo Scherzo che segue l’Ouverture in tempo Allegro Vivace di 3/8 era stato pensato per chiudere il primo atto. E potrebbe benissimo essere compreso all’interno di una sinfonia per la compattezza formale e la forza trascinante di un andamento che non lascia respiro. L’inizio e la fine sono contrassegnati dalla presenza forte e decisa del flauto che, secondo schemi formalmente classici, lascia il disegno agli altri legni prima di giungere agli archi. Di grande efficacia l’avanzata omoritmica degli archi nella sezione centrale, cosa che conferma l’idea sull’unità timbrica e armonica che la tradizione tedesca affida a questa sezione strumentale. Il brano si avvia all’esaltante finale con una scala in progressione cromatica che abbraccia gli archi per distendersi nel flauto che riprende il tema iniziale e lo rimaneggia in una sorta di virtuosistica cadenza misurata. Per concludersi infine là dove tutto era iniziato; con l’esposizione in imitazione del tema secondo una perfezione stilistica straordinaria. Felicissima fortuna portòSogno di una notte di mezza Estate al suo autore, anche per la straordinaria Marcia Nuziale in essa presente e che tutte le chiese, dal giorno del suo primo debutto, ebbero desiderio di utilizzare per la celebrazione dei matrimoni.

Mendelssoohn

Sinfonia n.4 in La maggiore op.90 Italiana

  1. Allegro vivace
  2. Andante con moto
  3. Con modo moderato
  4. Saltarello. Presto

Felix Mendelssohn Bartholdy è un autore che, sebbene abbia respirato e vissuto la tormentata stagione romantica, rimase legato alle forme musicali classiche utilizzate con estrema facilità e destrezza di scrittura. In merito alle sinfonie, e con l’eccezione di alcune composizioni orchestrali sparse, Mendelssohn ne compose cinque, di cui le più note sono la terza op. 56 (conosciuta come “Scozzese”), la quarta op. 90 (detta “Italiana”), e la quinta op. 107 (“Riforma”). La sinfonia “Italiana” rappresenta un eccellente esempio di unità stilistica con all’interno una variegata esposizione di materiali tematici. Questa si snoda nei classici quattro tempi: all’Allegro vivace iniziale segue un breve Andante con moto; il terzo tempo Con moto moderato ha la forma di un minuetto a cui segue il finale nella forma di un vivacissimo “Saltarello”.

 Nel febbraio del 1831, durante il suo soggiorno italiano, il musicista in una lettera così scriveva a proposito della sinfonia: «Essa procede alacremente; è il lavoro più gaio che io abbia mai finora composto, specialmente nel finale. Niente ancora ho deciso per il tempo lento; forse dovrò aspettare di essere a Napoli per compierlo». Ultimata, la sinfonia venne eseguita per la prima volta nel 1833 a Londra e rappresenta l’espressione di un perfetto equilibrio musicale tra estetica classica e romantica; tra elementi desunti dalla vivacità cromatica della cultura mediterranea e quelli provenienti dalla più contenuta e chiaroscurale dimensione nordica. Il primo tempo è concepito nella struttura della forma sonata con l’esposizione dei due temi a cui segue un ampio sviluppo nel quale viene presentato un terzo elemento tematico. Straordinarie la qualità tecniche nel contrappunto utilizzato e nella diversificazione dei colori strumentali.  L’Andante con moto è una canzone che inizia con un rintocco quasi processionale che ricorda aspetti delle feste sacre del meridione d’Italia; per poi snodarsi in una melodia di composta nostalgia. Una leggiadra serenità ritorna nel terzo tempo che richiama l’antico Minuetto; inoltre con il motivo del Trio dove risuonano corni e fagotti si respira un’aria agreste e di caccia: tutto appare come un’antica stampa ottocentesca che ritrae la dolcezza della campagna romana. Il tempo più caratteristico e italiano di tutta la sinfonia, tale da riassumere e giustificarne il significato del titolo, è il Saltarello finale che riproduce e rievoca liberamente il tempo di una dionisiaca stilizzata tarantella. Il tema è vivacissimo e scorre su un ritmo spericolato; autentico banco di prova per strumentisti e direttori.

locandina 8 marzo Sogno di Mezza Estate Teatro Politeama

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