Annunciate le date del Wonderwallà Fest, dal 29 agosto al 1 settembre convegni, dj set e performance live. Entra nel vivo il cantiere, street artist di livello internazionale dipingono i muri delle abitazioni.
In contemporanea lo studio di Ca’ Foscari sulla conservazione dell’arte murale. Il portavoce del gruppo, Mauro Berti: “Tre giorni di eventi colorati per dare nuova vita al centro urbano”.
Tellas, Franco Fasoli e Pixel Pancho hanno appena concluso i loro lavori. Joys e Orion prenderanno bombolette e colori in mano a settembre. Entra nel vivo la calda estate di The Wallà dove street artist di fama internazionale si stanno alternando installando piccoli cantieri, dipingendo, utilizzando spray e tecniche innovative per valorizzare cinque muri di altrettante abitazioni del centro di Vallà, borgo trevigiano.
Saranno loro i protagonisti di “Wonderwallà Fest – La strada è un luogo di incontri”, l’evento che si terrà dal 29 agosto al 1° settembre e che vedrà la realizzazione di murales e performance live. Il programma completo è su www.thewalla.it e sarà aggiornato sui social network.
“Saranno tre giorni di emozioni, colori ed eventi”, spiega il portavoce di The Wallà, Mauro Berti. “Il nostro obiettivo è quello di modificare il percepito degli spazi, dando nuova identità ai luoghi del paese attraverso la bellezza della street art. Negli ultimi quattro anni migliaia di turisti hanno camminato per meravigliarsi della bellezza che appare sulle nostre strade. Tra le opere più apprezzate, quelle di artisti di livello internazionale come EricailCane, Stenlex, Millo e Agostino Iacurci. I nostri tour sono sempre molto partecipati, siamo disponibili ad organizzare viaggi guidati coi nostri volontari”.
Il primo cantiere portato a termine quest’estate è stato quello di Tellas, pseudonimo di Fabio Schirru, artista sardo. L’opera si inserisce in una nuova serie di lavori chiamato “patterns and grids”, uno studio suggerito dalla parete ricca di finestre con balconi.
Si è concluso anche il cantiere di Pixel Pancho, artista torinese, classe 1984. “Nel murale “La dolce vita” l’artista sottolinea il rapporto tra uomo-animale e natura; tre robottini, che incarnano simbolicamente la famiglia, guidano una mandria, chiaro riferimento al conformismo della società contemporanea, all’omologazione, alla massa che si sposta a seconda di chi la guida”, scrive Antonella Alban, la critica d’arte che ha seguito il progetto. “Qui troviamo il messaggio di Pixel Pancho: l’uomo, troppo impegnato a guadagnare e possedere, non si ferma a riflettere, non ha un pensiero critico e crede a tutto ciò che gli viene detto dalla politica, dall’economia, dal consumismo. I robot del passato e l’androide del presente sono emblemi di alienazione e di una tecnologia”.
Interesse ha destato anche Franco Fasoli, artista argentino di origine italiana. “Seguendo la tradizione dei muralisti storici, Jaz narra le contraddizioni della società argentina attraverso simbolici riferimenti all’attuale situazione politica, il suo è uno spazio di denuncia, espressione di forza intellettuale e formale”, scrive ancora Alban. “Così si mescolano i ricordi di una cultura contadina legata alla figura della nonna, assieme alla rappresentazione di brandelli di narrazione contemporanea, nella quale prevale un messaggio ironico e critico nei confronti degli avvenimenti reali, una sorta di confronto e di intreccio tra passato e presente, tra storia e quotidianità, nel nome della libertà”.
Dal 25 al 30 settembre sarà invece l’ora di Joys & Orion, il murales sarà realizzato presso l’Officina De Marchi di Via Montello. Sarà seguito a distanza nel suo operare, come è accaduto anche con gli altri street artist, da un team di studiosi dell’Università Ca’ Foscari di Venezia, impegnati in un progetto di salvaguardia della street art italiana. I dipinti murali contemporanei sono realizzati infatti con materiali commerciali di origine sintetica, scelti in base a considerazioni di natura artistica e non sempre per la loro durabilità; le conseguenze a volte sono evidenti, da variazioni cromatiche al distacco della pittura. La sfida è comprendere la composizione dei materiali utilizzati per un murale e sapere quali azioni conservative svolgere fin dalla sua origine e nel farlo formare la generazione di conservation scientist.
SCHEDE DI APPROFONDIMENTO
IL PROGRAMMA DI WONDERWALLÀ festival 2024.
“La strada è un luogo di incontri” dal 29 agosto – 1° settembre; Piazza Caduti, Vallà di Riese Pio X (TV)
GIOVEDì 29 AGOSTO – CON LA CULTURA NON SI MANGIA: i casi del Lago Film Fest e di Borgo Universo. Due progetti culturali che hanno avuto un grande impatto sociale ed economico sulle comunità locali che li ospitano: il giornalista Mauro Pigozzo ne parlerà con Enzo Di Natale, sindaco di Aielli e Viviana Carlet fondatrice e direttrice artistica del Lago Film Fest di Revine Lago. (immagine da definire)
VENERDI’ 30 AGOSTO – Ore 20.00: apertura bar – street food. Ore 21.30: LIVE: RADIO ALICE
SABATO 31 AGOSTO – Ore 17:30: The Wallà Tour. Ore 18.00: laboratorio Alberto Polato e apertura bar – street food. Ore 20.30: DJ-SET: Soundceck DJ. Ore 22.00: CONCERTO: ANITA SWING BAND
DOMENICA 1° SETTEMBRE Ore 18.00: Laboratorio: Rita Pescarolo. Ore 18.30: DJ SET. Ore 21.30: CONCERTO: CRISPY JAM
WONDERWALLA’ PROJECTS
Da giovedì 29 agosto a sabato 7 settembre (dalle 18 alle 21). LA COLLETTIVA: IL PICCOLO PIXEL in Via Ferretto – Vallà. PER PARTECIPARE: Daniela 339.8402090.
Dal 25 settembre al 30 settembre. Il nuovo murales realizzato da JOYS & ORION – Officina De Marchi – Via Montello
LA STORIA DI THE WALLÀ
The Wallà è un progetto di rigenerazione urbana partecipata partito a maggio 2021 su iniziativa dell’associazione di promozione sociale “Collettivo BocaVerta APS”, in collaborazione con il Comune di Riese Pio X e con il patrocinio della Regione Veneto e della Provincia di Treviso. Il nome unisce in un gioco di parole il termine inglese wall (muro) e il paese in cui ha luogo l’iniziativa, Vallà (frazione di Riese Pio X, nel Trevigiano). Attraverso il linguaggio della street-art si vuole migliorare aree di degrado urbano e creare opportunità culturali ed economiche per il territorio, valorizzando gli immobili oggetto degli interventi degli artisti. The Wallà si propone di trasformare i muri di edifici pubblici e privati in tele per un museo permanente a cielo aperto. Ad oggi sono state realizzate 17 opere in totale: 13 su pareti private (case, capannoni) e 4 su superfici pubbliche (scuola elementare, campo da basket e da pallavolo) e l’iniziativa è in continua espansione. Ogni opera in media supera i 60 metri quadri, si stima che ad oggi siano stati riqualificati oltre mille metri quadri di pareti. Tra gli altri, hanno partecipato al progetto artisti di fama internazionale come Ericailcane, Kraser, Zed1, Zentequerente, Tony Gallo, Vera Bugatti, Alessandra Carloni, Bastardilla, Agostino Iacurci e StenLex. L’iniziativa è stata anche oggetto di studio del corso di laurea e del Master di II livello in Design di Prodotto presso la Raffles Milano Istituto Moda e Design, con l’intento di sviluppare progetti per le aziende locali e il paesaggio urbano. Contatti e informazioni per conoscere le location delle opere e le biografie dei singoli artisti: www.thewalla.it; Facebook: www.facebook.com/thewalla.bocaverta; Instagram: www.instagram.com/the.walla.
PIXEL PANCHO – testo critico di Antonella Alban
Artista torinese, formatosi tra l’Accademia Albertina delle belle arti di Torino e quella di Valencia, da sempre ha sperimentato disegno e grafica su vari supporti, evolvendo verso una riproposizione dell’immagine con esiti scultorei e tridimensionali. Il suo punto di vista è una rielaborazione del tutto personale di numerosi stimoli provenienti dalla realtà e dalla cultura dei paesi in cui si è trovato a viaggiare, un modo piuttosto singolare di stabilire un contatto con gli altri. Dalla necessità di creare una connessione con lo spettatore, l’artista concepisce il muro come una narrazione di grande dimensione, quasi come se fosse un “manifesto” a cui affidare il messaggio comunicativo immediato e provocatorio. Il lavoro di Pixel Pancho si concentra sui temi legati alla comunità, ai problemi globali dell’ambiente, con un approccio figurativo che, apparentemente, sembra di facile lettura, in verità le immagini sono metafore sull’uomo e sulla contemporaneità che sfidano e confondono i passanti per la presenza di misteriosi uomini-robot. Nel murale “La dolce vita” l’artista sottolinea il rapporto tra uomo-animale e natura; tre robottini, che incarnano simbolicamente la famiglia, guidano una mandria, chiaro riferimento al conformismo della società contemporanea, all’omologazione, alla massa che si sposta a seconda di chi la guida. Qui troviamo il messaggio di Pixel Pancho: l’uomo, troppo impegnato a guadagnare e possedere, non si ferma a riflettere, non ha un pensiero critico e crede (perché è più comodo) a tutto ciò che gli viene detto dalla politica, dall’economia, dal consumismo. I robot del passato (uomo e donna) e l’androide del presente (ragazzo) sono emblemi di alienazione e di una tecnologia che viene sfruttata in maniera distruttiva, peggiorando le condizioni di vita dell’uomo. In questa visione così catastrofica e drammatica l’anelito ad un ritorno al passato, alla vita semplice, alla natura rappresenta forse l’unica via di salvezza per tutti.
FRANCO FASOLI – testo critico di Antonella Alban
Franco Fasoli, noto come Jaz, è un artista argentino che vanta al suo attivo molteplici partecipazioni a festival ed esposizioni in tutto il mondo. Nei suoi murales è evidente l’anima di scenografo, derivante dalla sua formazione, ma anche gli studi di pittura e disegno che ritroviamo nei raffinatissimi passaggi cromatici presenti nelle sue opere. Il muro dipinto a Vallà racchiude, in un concentrato, tutti i riferimenti e i contesti culturali in cui si è plasmato il suo mondo immaginativo e da cui, ancora oggi, trae linfa vitale per ispirarsi. Seguendo la tradizione dei muralisti storici, Jaz narra le contraddizioni della società argentina attraverso simbolici riferimenti all’attuale situazione politica, il suo è uno spazio di denuncia, espressione di forza intellettuale e formale. Così si mescolano i ricordi di una cultura contadina legata alla figura della nonna, assieme alla rappresentazione di brandelli di narrazione contemporanea, nella quale prevale un messaggio ironico e critico nei confronti degli avvenimenti reali, una sorta di confronto e di intreccio tra passato e presente, tra storia e quotidianità, nel nome della libertà. Nell’insieme si percepisce un senso di instabilità, suggerito anche dalla forma destrutturata dei corpi, sia animali che umani, e dalla figurazione che rimanda a punti di vita diversificati; il tutto è amplificato da un impianto scenografico che mette in relazione le parti narrative e crea un forte dinamismo interno tra i piani. Le contraddizioni sociali sono simbolicamente raffigurate attraverso elementi come la tigre o la maschera, i cani e i gatti, le bevande e i cibi che identificano la globalizzazione, contrapposte ai veri valori esistenziali, personificati dalla figura femminile. Sullo sfondo è presente un quadro a celebrare la vittoria dell’Argentina in coppa America, ulteriore sottolineatura sociopolitica di un popolo che si identifica nello sport nazionale, ma che non riesce ad unirsi per porre fine all’instabilità e alle tensioni civili.